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La ‘riserva’ di cittadinanza per gli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e la sua interpretazione nella giurisprudenza della Corte di giustizia

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tesi25262480.pdf (602.7Kb)
Author
D'Alessandro, Giada <1999>
Date
2023-10-09
Data available
2023-10-12
Abstract
Il presente lavoro tratta della riserva alla libera circolazione dei lavoratori nelle pubbliche amministrazioni ed il tema centrale è l’analisi della giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea in questo ambito, e di come attraverso le sue decisioni, restringe l’ambito applicativo di tale deroga, garantendo in questo modo una mobilità equa. Dopo una introduzione generale sulla nascita e l’evoluzione del principio di libera circolazione, viene presa in considerazione la nozione di pubblica amministrazione e la interpretazione data dalla Corte. Sono prese in considerazione alcune sentenze in relazione ad alcuni impieghi: gli impieghi nelle poste, nelle ferrovie, gli impieghi di idraulico, giardiniere, elettricista, professore, infermiere, lettore universitario, ricercatore civile, o ancora gli impieghi di guardie giurate nel settore privato e di Presidente dell’autorità portuale, per i quali gli Stato membri hanno ritenuto necessario prevedere la riserva di cittadinanza. Tuttavia possiamo vedere come in tutti questi casi la Corte di giustizia ritiene che la previsione della riserva sia contraria agli obblighi previsti dai Trattati. In questo modo è possibile comprendere al meglio gli orientamenti giurisprudenziali che sono stati essenziali a delineare i limiti dell’applicazione di questa disciplina. Infine viene trattato il tema del principio di non discriminazione, principio che mira ad assicurare un trattamento equo per i cittadini dell’Unione europea, garantendo ad essi pari opportunità lavorative e di godimento degli stessi diritti indipendentemente dalla loro nazionalità. Molti sono i progressi compiuti nella libera circolazione, l’evoluzione di tale principio ha portato a importanti risultati, consentendo ai cittadini europei di godere di libertà di movimento e di una serie di diritti in tutta l'Unione.
 
This work deals with the reservation to the free movement of workers in public administrations and the central theme is the analysis of the case-law of the Court of Justice of the European Union in this area, and how, through its decisions, it restricts the scope of this derogation, thus ensuring fair mobility. After a general introduction on the birth and evolution of the principle of free movement, the concept of public administration and the interpretation given by the Court are taken into consideration.Certain judgments are taken into account in relation to certain jobs: jobs in the post office, railways, jobs as plumbers, gardeners, electricians, professors, nurses, university lecturers, civil researchers, or even the posts of security guards in the private sector and the President of the Port Authority, for which the Member States have deemed it necessary to provide for the reservation of citizenship.However, we can see that in all these cases the Court of Justice considers that the provision of the reservation is contrary to the obligations laid down in the Treaties. In this way it is possible to better understand the jurisprudential guidelines that have been essential to outline the limits of the application of this discipline.Finally, the issue of the principle of non-discrimination is discussed, a principle that aims to ensure fair treatment for citizens of the European Union, guaranteeing them equal employment opportunities and the enjoyment of the same rights regardless of their nationality.Much progress has been made in free movement, the evolution of this principle has led to important results, allowing European citizens to enjoy freedom of movement and a number of rights throughout the Union.
 
Type
info:eu-repo/semantics/masterThesis
Collections
  • Laurea Magistrale [5659]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/6379
Metadata
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