La rigenerazione urbana come motore di trasformazione delle città
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Author
Ciuffardi, Pietro <1994>
Date
2021-03-12Data available
2021-03-18Abstract
Da anni ormai, il processo di de-industrializzazione e la globalizzazione hanno stravolto la morfologia sociale delle città; di fronte a questo destino comune, ciascuna ha reagito diversamente, chi cercando di contrastarlo, chi lasciandosi travolgere ed entrando in un lungo declino. Come scriveva Lefebvre, la città cambia quando la società cambia nel suo insieme. La città diventa sempre più diseguale non solo al suo interno e tra i suoi stessi cittadini, ma diventa fonte di disparità tra chi l’abita e chi ne è solamente utilizzatore e consumatore. I centri cittadini si assomigliano sempre di più, omologandosi verso quella che Bryman ha definito la disneyzzazione, dove tutto è finto e funziona, in apparenza, perfettamente.
Il risultato di queste trasformazioni è una sempre maggiore turistificazione delle città e l’accentuarsi del fenomeno della gentrification; una città, quindi, sempre più selettiva ed escludente.
Di fronte a queste dinamiche, per resistere e reagire si può ritornare al concetto di diritto alla città.
Rigenerare la città vuol dire ricreare comunità, significa dare concretezza al concetto di diritto alla città, significa riconquistare quella città pubblica che da tempo ormai è entrata in crisi. Le trasformazioni in atto e la pandemia da Covid-19 hanno tracciato un solco: hanno fatto venire meno l’idea stessa di città e propongono ripensamenti epocali. Se non si vuole essere travolti dalla fine della città pubblica, poiché è proprio di questa che c’è bisogno, è imprescindibile allora considerare la città come bene comune. I progetti di rigenerazione urbana possono davvero rappresentare un motore di trasformazione delle città, reimpossessandosi dei luoghi di socialità e reinventando i modi per stare insieme. Si tratta, in poche parole, di reinventare lo spazio pubblico di una città. For years, the de-industrialization process and globalization have upset the social morphology of cities. In front of this common destiny, each reacted differently, some trying to counter it, some letting themselves be overwhelmed and entering a long decline. As Lefebvre wrote, the city changes when society changes as a whole. The city becomes increasingly unequal not only internally and among its own citizens, but it becomes a source of disparity between those who live there and those who are only users and consumers. City centres look more and more alike, conforming to what Bryman has defined as defined disneyzation, where everything is fake and apparently works perfectly.
The result of these transformations is an ever-increasing touristification of cities and the accentuation of the gentrification’s phenomenon; the city, therefore, is increasingly selective and exclusive. In front of these dynamics, to resist and react we can return to the concept of the right to the city.
Regenerating the city means recreating community, it means giving substance to the concept of the right to the city, it means regaining the public city.
The transformations taking place and the Covid-19 pandemic have draw a furrow: they have undermined the very idea of the city and propose epochal rethinks. If we don’t want to be overwhelmed by the end of the public city, because this is what we needed, then it is essential to consider the city as a common good. Urban regeneration projects can represent an engine of transformation of cities, re-taking possession of places of sociality and reinventing ways of being together. In short, it is a question of reinventing the public space of a city.
Type
info:eu-repo/semantics/masterThesisCollections
- Laurea Magistrale [5076]