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Crimini contro il patrimonio culturale: il caso Al Mahdi davanti alla Corte Penale Internazionale

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tesi34602836.pdf (726.8Kb)
Author
Cagnasso, Giulia <2000>
Date
2025-10-16
Data available
2025-10-23
Abstract
La tesi analizza il caso Prosecutor v. Ahmad Al Faqi Al Mahdi, prima condanna della Corte penale internazionale (CPI) per la distruzione intenzionale di beni culturali, qualificata come crimine di guerra autonomo ai sensi dell’art. 8, par. 2, lett. e), n. iv) dello Statuto di Roma. Dopo un richiamo all’evoluzione del diritto penale internazionale e al principio di complementarità, il lavoro esamina il contesto del conflitto armato in Mali nel 2012 e il self-referral del governo maliano che ha aperto la giurisdizione della CPI. Viene ricostruito il ruolo di Ahmad Al Faqi Al Mahdi, leader della Hisbah di Timbuktu e membro di Ansar Dine, che pianificò e supervisionò la distruzione di dieci mausolei e della porta della moschea di Sidi Yahia, siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Il secondo capitolo si concentra sul processo: la scelta dell’accusa di limitare l’imputazione al solo crimine di guerra, la collaborazione dell’imputato e la sua confessione, che portarono a una condanna rapida a nove anni di reclusione. Il terzo capitolo sviluppa una riflessione critica: la sentenza del 27 settembre 2016 ha sancito un precedente storico, affermando l’autonoma rilevanza della tutela del patrimonio culturale, ma al tempo stesso ha sollevato dubbi sulla proporzionalità della pena e sul rischio di un approccio minimalista e simbolico. La conclusione è che il caso Al Mahdi segna una svolta nella giurisprudenza internazionale, aprendo un percorso di valorizzazione del patrimonio culturale come bene giuridico universale, pur restando segnato da ambivalenze tra funzione simbolica e giustizia sostanziale.
 
This thesis examines the case Prosecutor v. Ahmad Al Faqi Al Mahdi, the first conviction by the International Criminal Court (ICC) for the intentional destruction of cultural heritage, qualified as an autonomous war crime under Article 8(2)(e)(iv) of the Rome Statute. After outlining the evolution of international criminal law and the principle of complementarity, the work analyses the 2012 armed conflict in Mali and the self-referral by the Malian government that triggered the ICC’s jurisdiction. It reconstructs the role of Ahmad Al Faqi Al Mahdi, leader of the Hisbah in Timbuktu and member of Ansar Dine, who planned and supervised the destruction of ten mausoleums and the sacred gate of the Sidi Yahia mosque, all UNESCO World Heritage sites. The second chapter focuses on the trial: the prosecution’s choice to limit the charges to a single war crime, the defendant’s cooperation and guilty plea, which led to a swift conviction to nine years’ imprisonment. The third chapter offers a critical reflection: while the 27 September 2016 judgment marked a historic precedent by recognizing the autonomous value of cultural heritage within international criminal law, it also raised doubts about the proportionality of the sentence and the risk of a minimalist, symbolic approach. The conclusion is that the Al Mahdi case represents a turning point in international jurisprudence, highlighting cultural heritage as a universal legal good, yet leaving unresolved tensions between symbolic affirmation and substantive justice.
 
Type
info:eu-repo/semantics/masterThesis
Collections
  • Laurea Magistrale [6441]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/13268
Metadata
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