L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA NEL SETTORE DELLA SANITA' E DELL'ISTRUZIONE
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Author
Cecchini, Alessandro <2001>
Date
2025-10-15Data available
2025-10-23Abstract
Negli ultimi vent’anni una parte del dibattito giuridico e politico italiano si è incentrato molto sul tema dell’autonomia delle amministrazioni locali rispetto all’autorità centrale statale.
Il fondamento giuridico dell’istituto dell’autonomia locale si trova nel Titolo V della Costituzione all’art 116 comma 3, già riformato con la Legge costituzionale 3/2001.
Con questa revisione del dettato costituzionale venne offerta alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di richiedere attraverso un accordo con lo Stato nuove forme e condizioni particolari di autonomia in più materie.
Questo processo, però, deve avvenire nel rispetto dei principi di unità giuridica ed economica della Repubblica, e delle competenze esclusive statali.
Con il tempo questo tema è diventato un nodo centrale nel dibattito politico, che ha portato a un acceso contrasto in cui, da una parte abbiamo coloro che sostengono l’attuazione dell’autonomia differenziata, considerandola uno strumento valido per dare valore alle peculiarità territoriali, operare una migliore efficienza amministrativa e una migliore qualità dei servizi.
Ciò sarebbe possibile grazie alla possibilità per le istituzioni locali di praticare una gestione più responsabile e diretta della cosa pubblica.
Tale istituto porterebbe benefici in termini di disponibilità di risorse fiscali da investire direttamente sul territorio, soprattutto per regioni come Veneto e Lombardia, che sono i territori economicamente più avanzati.
Dall’altra parte, un ordinamento a marcate autonomie locali andrebbe a sfavorire quei territori meno economicamente sviluppati.
Ciò minerebbe il meccanismo di distribuzione delle risorse e di conseguenza amplierebbe divergenze territoriali già esistenti, nonché metterebbe a rischio i principi di solidarietà,
coesione sociale ed eguaglianza sanciti agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Over the past twenty years, much of the Italian legal and political debate has focused on the issue of local government autonomy with respect to central state authority.
The legal basis for local autonomy is found in Title V of the Constitution, Article 116, paragraph 3, already reformed by Constitutional Law 3/2001.
This constitutional revision offered ordinary-statute regions the opportunity to request new forms and specific conditions of autonomy in various areas through an agreement with the state.
This process, however, must be conducted in compliance with the principles of the legal and economic unity of the Republic and the exclusive powers of the state.
Over time, this issue has become a central issue in political debate, leading to heated debate.
On the one hand, there are those who support the implementation of differentiated autonomy, considering it a valid tool for valorizing territorial peculiarities, achieving greater administrative efficiency, and improving the quality of services.
This would be possible by allowing local institutions to practice more responsible and direct management of public affairs.
This institution would bring benefits in terms of the availability of fiscal resources to invest directly in the local area, especially for regions like Veneto and Lombardy, which are the most economically advanced.
On the other hand, a system with marked local autonomy would disadvantage those less economically developed areas.
This would undermine the mechanism for distributing resources and consequently widen existing territorial disparities, as well as jeopardize the principles of solidarity, social
cohesion, and equality enshrined in Articles 2 and 3 of the Constitution.
Type
info:eu-repo/semantics/masterThesisCollections
- Laurea Magistrale [6441]