Evoluzione del consenso nel delitto di violenza sessuale
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Autore
Cavallero, Carola <1998>
Data
2024-12-05Disponibile dal
2024-12-12Abstract
Il lavoro analizza l’evoluzione del consenso nel reato di violenza sessuale, con particolare attenzione ai mutamenti legislativi, giurisprudenziali e sociali che hanno ridefinito i parametri di qualificazione della condotta illecita. Partendo dall’approccio patriarcale del codice Rocco, in cui i reati sessuali erano inquadrati come delitti contro la moralità pubblica e il buon costume, lo studio evidenzia come la persona offesa non fosse riconosciuta quale titolare di una libertà sessuale autonoma. La riforma introdotta con la Legge n. 66 del 1996 rappresenta un momento di svolta, collocando i reati sessuali tra i delitti contro la persona e riconoscendo la libertà sessuale come diritto fondamentale, pur mantenendo un modello normativo vincolato alla presenza di violenza o minaccia. Attraverso un’analisi critica, si mette in luce come tale riforma, sebbene epocale, non abbia superato del tutto le criticità legate all’assenza di un modello consensualistico, lasciando aperte questioni interpretative e applicative. La giurisprudenza ha sopperito a queste lacune, ampliando progressivamente il concetto di violenza e spostando l’attenzione dalla coercizione fisica alla coartazione psicologica. Il principio consensualitisco emerge oggi come parametro centrale nella configurazione del reato: la giurisprudenza si è, infatti, orientata dapprima verso un “modello consensuale limitato”, basato sul dissenso espresso dalla vittima, e negli ultimi anni verso un “modello consensuale puro”, nel quale l’assenza di un valido consenso all’atto sessuale costituisce di per sé il presupposto della fattispecie delittuosa. Tali evoluzioni giurisprudenziali si inseriscono in un contesto di adeguamento alle istanze sovranazionali, in particolare ai principi sanciti dalla Convenzione di Istanbul. Permangono tuttavia margini di incertezza, in particolare nei casi in cui il consenso venga espresso in forma implicita, revocato durante l’atto o condizionato da stati di alterazione psicofisica. This study examines the evolution of consent in the crime of sexual violence, with particular attention to the legislative, judicial, and social developments that have redefined the parameters for qualifying unlawful conduct. Starting with the patriarchal approach of the Rocco Code, where sexual offenses were categorized as crimes against public morality and decency, the analysis highlights how the victim was not recognized as an autonomous holder of sexual freedom. The reform introduced by Law No. 66 of 1996 marked a turning point, reclassifying sexual offenses as crimes against the person and acknowledging sexual freedom as a fundamental right, while still adhering to a normative model based on the presence of violence or threat.
Through critical analysis, the study underscores how this reform, despite its groundbreaking nature, did not fully address the issues stemming from the absence of a consent-based model, leaving unresolved interpretative and practical questions. Jurisprudence has filled these gaps, progressively broadening the concept of violence and shifting focus from physical coercion to psychological constraint. Consent has now emerged as a central parameter in defining the crime: the judiciary has transitioned from a “limited consensual model,” based on the victim’s expressed dissent, to a “pure consensual model,” where the absence of valid consent to the sexual act itself constitutes the criminal offense.
These judicial developments reflect alignment with supranational principles, particularly those enshrined in the Istanbul Convention. However, significant uncertainties remain, especially in cases where consent is implicitly expressed, revoked during the act, or influenced by altered psychophysical states.
Tipo
info:eu-repo/semantics/masterThesisCollezioni
- Laurea Magistrale [4954]