Isola di Ferro
View/ Open
Author
Pergjegja, Mexhit <2000>
Date
2024-10-24Data available
2024-10-31Abstract
Iron Island è un concorso che mira a dare un futuro alle piattaforme petrolifere dismesse.
Il mio sentimento per queste piattaforme offshore è stato molto chiaro fin dall’inizio: queste costruzioni uniche,
peculiari e antiche in cemento sono solitamente concepite come pezzi di grande archeologia industriale, piuttosto che essere
evidenziate per le loro caratteristiche spaziali e architettoniche. Per questo motivo, il progetto mira a sottolineare le
qualità formali e spaziali di un oggetto così articolato, i cui elementi in acciaio e cemento costituiscono un linguaggio
preciso e codificato. Per fare ciò, ho aggiunto uno strato sottile ideale, che consiste in un rivestimento modulare, tutto
realizzato con plastica riciclata, totalmente recuperata dai rifiuti sulla spiaggia e oggetti prefabbricati in cemento
alleggerito. Questi oggetti dovrebbero essere utilizzati sul fondale marino, mirando a ricostituire il substrato su cui la
biodiversità marina può prosperare. Spargendoli anche sulla piattaforma desidero suggerire un’analogia tra la vita
sopra e sotto la superficie. Sia il rivestimento che gli oggetti in cemento si appoggiano semplicemente alla piattaforma
esistente, modificandone le dinamiche spaziali piuttosto che i suoi elementi. Gli abitanti della piattaforma sono
ricercatori, visitatori, subacquei, persone curiose, gruppi scolastici in gita... Da allora, ho
riprogettato gli interni, per ricreare le condizioni di un laboratorio di ricerca sulla terraferma. La dimensione privata e
pubblica, gli spazi di lavoro e il tempo libero sono nettamente separati per diversificare l’esperienza in relazione al
potenziale utente. Le persone dovrebbero abitare la piattaforma finché la piattaforma stessa è in grado di ospitarle.
Questo perché si punta a una riqualificazione organica, non a un ulteriore sfruttamento di un habitat. Iron Island is a competition that aims to give a future to decommissioned oil platforms.
My feeling for these offshore platforms has been very clear from the beginning: these unique, peculiar and ancient concrete constructions are usually conceived as pieces of great industrial archaeology, rather than being highlighted for their spatial and architectural features. For this reason, the project aims to highlight the formal and spatial qualities of such an articulated object, whose steel and concrete elements constitute a precise and codified language. To do so, I added an ideal thin layer, consisting of a modular cladding, all made of recycled plastic, totally recovered from beach waste, and prefabricated lightweight concrete objects. These objects should be used on the seabed, aiming to reconstitute the substrate on which marine biodiversity can thrive. By also spreading them on the platform I want to suggest an analogy between life above and below the surface. Both the cladding and the concrete objects simply lean on the existing platform, modifying its spatial dynamics rather than its elements. The inhabitants of the platform are researchers, visitors, divers, curious people, school groups on a trip... Since then, I have redesigned the interiors, to recreate the conditions of a research laboratory on dry land. The private and public dimension, work spaces and free time are clearly separated to diversify the experience in relation to the potential user. People should inhabit the platform as long as the platform itself is able to host them. This is because we are aiming for an organic redevelopment, not a further exploitation of a habitat.
Type
info:eu-repo/semantics/bachelorThesisCollections
- Laurea Triennale [2232]