Gli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza: dal chapter 11 dello United States Code alla direttiva europea Insolvency.

Abstract

Lo scopo del presente elaborato è dimostrare come il legislatore italiano e quello europeo abbiano facilitato il ricorso a strumenti di natura stragiudiziale per la risoluzione della crisi di impresa e dell’insolvenza. Come si evince dalle numerose discipline legali, ricorrere a rimedi di natura giudiziale per la risoluzione delle differenti controversie richiede un ingente dispendio di risorse non solo economiche, ma anche giuridiche e temporali. Inoltre, gli effetti scaturiti al culmine di tali procedure sono così gravi da investire non solo i soggetti stessi che si trovano in crisi, ma anche l’intero mercato economico. Per evitare che si crei un panorama economico e giuridico così lacerato, il legislatore italiano ha concesso agli imprenditori in crisi una serie di strumenti di natura stragiudiziale per salvaguardare la loro posizione sul mercato e garantire la prosecuzione della propria attività economica. Nelle pagine del presente elaborato, infatti, si vuole esporre la riforma che è stata attuata in merito a tali strumenti grazie alla direttiva europea Insolvency n. 2019/1023. Nel dettaglio, essa è stata essenziale per la modifica degli accordi stragiudiziali tra debitori e creditori, i quali comprendono: il piano attestato di risanamento (conosciuto come PAR), gli accordi di ristrutturazione dei debiti soggetti ad omologazione, la convenzione di moratoria e, strettamente legata ad essi, la transazione sui crediti tributari e contributivi. La ricerca esposta nel presente elaborato, inoltre, ha lo scopo di evidenziare come la riforma degli strumenti in esame trovi le sue origini negli ordinamenti di matrice anglosassone, in particolare negli Stati Uniti. Conosciuta come la procedura di riorganizzazione, l’attività descritta dal diritto americano ha lo scopo di tutelare gli imprenditori in difficoltà, soddisfare le pretese creditorie e garantire la continuità dell’attività di impresa.

The purpose of this paper is to demonstrate how the Italian and European legislatures have facilitated the use of out-of-court tools for the resolution of business crisis and insolvency. As can be seen from the numerous legal disciplines, resorting to judicial remedies for the resolution of different disputes requires a huge expenditure of not only economic, but also legal and time resources. Moreover, the effects that arise at the culmination of such procedures are so severe that they affect not only the individuals themselves who find themselves in crisis, but also the entire economic market. Indeed, the consequences of such procedures affect individual entrepreneurs and the latter's creditors who, in turn, may be entrepreneurs themselves. To prevent the creation of such a torn economic and legal landscape, the Italian legislature has granted entrepreneurs in crisis a number of extrajudicial tools to safeguard their position in the market and ensure the continuation of their economic activity. In the pages of this paper, in fact, we want to expose the reform that has been implemented regarding these instruments thanks to the European Insolvency Directive No. 2019/1023. In detail, it was essential for the modification of out-of-court agreements between debtors and creditors, which include: the certified reorganization plan (known as PAR), debt restructuring agreements subject to approval, the moratorium agreement, and, closely related to them, the transaction on tax and social security claims. The research set forth in this paper, moreover, aims to highlight how the reform of the instruments under consideration finds its origins in Anglo-Saxon systems, particularly in the United States. Known as the reorganization procedure, the activity described by American law aims to protect entrepreneurs in difficulty, satisfy creditor claims and ensure the continuity of business activity.