L’impatto del programma Special Olympics nella vita di un giovane atleta

Abstract

Rendere lo sport realmente accessibile a tutti deve essere uno dei cardini del lavoro del tecnico specializzato in attività motoria preventiva ed adattata, che, considerando in modo scrupoloso le condizioni e le problematiche in comorbilità di ciascun atleta, può portare il maggior numero possibile di persone a godere dei benefici non solo fisici ma anche psicosociali ed educativi che la sana attività motoria può offrire. Con l’esempio di Nicolò in mente è possibile confermare che il programma Special Olympics, offrendo occasioni di qualità di praticare sport in contesto inclusivo e con filosofia e metodologie di lavoro volte a valorizzare le abilità e i progressi di ciascuno, è in grado di cambiare la vita delle persone e, possiamo dire, un po’ il mondo, allenamento dopo allenamento. Abbattere quei pregiudizi ancora oggi esistenti che affliggono le persone con disabilità intellettiva, e le loro famiglie, spesso tenendole lontane dal mondo dello sport e dalla socialità, è un obiettivo che si può perseguire anche ampliando la rete di associazioni sportive che si affidino a persone qualificate, in grado di strutturare un percorso di crescita globale individualizzato che valuti le potenzialità e non solo i deficit. Iniziare un percorso di questo tipo in giovane età rende i risultati positivi ancor più tangibili, non solo per gli atleti stessi ma anche per le loro famiglie: Special Olympics facilita un cambio di visione, in cui genitori, fratelli e sorelle da caregiver diventano (anche) tifosi e sostenitori di un atleta, riconoscendo in lui/lei capacità ed autodeterminazione. L’aumento dell’autostima, le opportunità di vittoria e confronto tra pari, le occasioni di trasferta per vivere eventi sportivi insieme al proprio team e le interazioni sociali gratificanti sono tra le medaglie più preziose che gli atleti con disabilità intellettiva possono collezionare grazie all’esperienza nel programma Special Olympics.

Making sport truly accessible to everyone must be one of the cornerstones of the work of the technician specialized in preventive and adapted motor activity, which, by scrupulously considering the conditions and comorbid problems of each athlete, can lead as many people as possible to enjoy not only the physical but also the psychosocial and educational benefits that healthy motor activity can offer. With Nicolò's example in mind, it is possible to confirm that the Special Olympics program, by offering quality opportunities to practice sport in an inclusive context and with a philosophy and working methods aimed at enhancing everyone's skills and progress, is able to change people's lives and, we can say, a little bit the world, training after training. Breaking down those prejudices that still exist today that afflict people with intellectual disabilities, and their families, often keeping them away from the world of sport and sociality, is a goal that can also be pursued by expanding the network of sports associations that rely on qualified people, able to structure an individualized global growth path that evaluates potential and not only deficits. The increase in self-esteem, the opportunities for victory and peer comparison, the opportunities to travel to experience sporting events together with one's team and the rewarding social interactions are among the most valuable medals that athletes with intellectual disabilities can collect thanks to the experience in the Special Olympics program.