Il regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario: la collocazione nel sistema delle fonti e il recente (fallito) progetto di riforma.

Abstract

L’ordinamento penitenziario è un sistema complesso di norme che regola la fase dell’espiazione della pena alla luce dell’art. 27, comma 3 Cost. e che, nel corso degli anni, è stato intaccato da numerosi fattori. Molte, in particolare, sono state la interpolazioni e le soppressioni, le declaratorie di illegittimità costituzionale e le disposizioni collocate, per le ragioni più svariate, in testi normativi diversi dalla legge 26 luglio 1975, n. 354. Senza dimenticare l’entrata in vigore del «Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario sulle misure protettive e limitative della libertà» approvato con il d.P.R. 30 giugno 2000, n. 30 che, in sostituzione del d.P.R. 29 aprile 1976, n. 431, ha dato luogo ad una serie di questioni interpretative, che ancora oggi persistono. Talvolta la legge penitenziaria e il regolamento di esecuzione disciplinano la stessa materia, ma in maniera diversa; altre volte la legge pone un’espressa “riserva di regolamento”, ma nella fonte subordinata manca la disciplina di dettaglio; altre ancora, il regolamento si occupa di materie che non potrebbe disciplinare, poiché coperte da riserva di legge; infine, sono numerosi i casi in cui il regolamento abdica dalla propria funzione “esecutiva”, demandandola omisso medio alle circolari dipartimentali. A partire dal 2015, con l’esperienza degli Stati Generali prima, la Commissione nominata dal Guardasigilli Orlando poi, ed infine le indicazioni fornite dal Gruppo di lavoro istituito dalla Ministra Cartabia, diversi sono stati i tentativi di modificare l’ordinamento penitenziario; nessuno, però, è riuscito a dare avvio a una concreta revisione. La presente tesi ha come oggetto, in particolare, l’analisi delle proposte di modifica al regolamento di esecuzione elaborate dalla c.d. Commissione Ruotolo: proposte complessivamente fondate e condivisibili, seppur non sempre connotate da originalità e da pragmatismo.

Prison System is a complex system of norms that regulates the phase of the expiation of punishment in light of Article 27, paragraph 3 Const. and which, over the years, has been affected by numerous factors. Many, in particular, have been the interpolations and suppressions, declarations of constitutional illegitimacy and provisions placed, for the most varied reasons, in regulatory texts other than Law No. 354 of July 26, 1975. Not to mention the entry into force of the "Regulations containing prison regulations on protective and restrictive measures of liberty" approved by Presidential Decree No. 30 of June 30, 2000, which, replacing Presidential Decree No. 431 of April 29, 1976, gave rise to a series of interpretive issues, which still persist today. Sometimes the Prison Law and the implementing regulation regulate the same subject matter, but in a different manner; other times the law places an express "reservation of regulation," but the subordinate source lacks the detailed regulation; still others, the regulation deals with matters it could not regulate, since they are covered by a reservation of law; finally, there are numerous cases in which the regulation abdicates its "executive" function, delegating it omissively to departmental circulars. Starting in 2015, with the experience of the Stati Generali first, the Commission appointed by Guardasigilli Orlando then, and finally the indications provided by the Working Group established by the Minister Cartabia, several attempts have been made to modify the Prison Regulations; none, however, has succeeded in initiating a concrete revision. This thesis has as its object, in particular, the analysis of the proposals for amendments to the implementing regulations drawn up by the so-called Commissione Ruotolo: proposals that are on the whole well-founded and agreeable, albeit not always marked by originality and pragmatism.