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dc.contributor.advisorGialuz, Mitja <1975>
dc.contributor.authorAmoretti, Filippo <2000>
dc.date.accessioned2023-10-19T14:15:09Z
dc.date.available2023-10-19T14:15:09Z
dc.date.issued2023-10-16
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/6450
dc.description.abstractL’inutilizzabilità nasce come istituto severo che, almeno sul piano astratto, non ammette compromessi a fronte dell’acquisizione di prove vietate. Una delle questioni più controverse è quella relativa alla sorte delle prove, la cui acquisizione sia stata propiziata da fonti conoscitive viziate. La discussione è accentuata dal fatto che il codice di procedura penale del 1988 non disciplina la propagazione del vizio. L’obiettivo del presente studio è tentare di fornire una risposta a tale quesito. La prima parte sarà dedicata all’analisi della sanzione tipica in materia di prove e all’astratta configurabilità di una forma “derivata” di inutilizzabilità. Una volta disegnata la cornice del quadro di riferimento, sarà esaminata la disciplina vigente negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Spagna e in Francia, poiché l’approccio comparatistico può rappresentare una preziosa guida per l’elaborazione di soluzioni utili a risolvere l’annoso dibattito relativo alla trasmissibilità del vizio. Inoltre, sarà analizzata la giurisprudenza di Strasburgo relativa al rapporto tra vizi e diritti convenzionalmente riconosciuti: la Corte e.d.u. è stata chiamata più volte ad intervenire sul tema delle regole di esclusione probatoria. All’esito di tale percorso ricognitivo, saranno illustrare le principali teorie in materia di inutilizzabilità derivata: quella del “male captum bene retentum” e quella dei “frutti dell’albero avvelenato”. L’ordinamento italiano è tradizionalmente assestato su quest'ultima posizione, nonostante alcune lievi e timide aperture nei confronti dell'inutilizzabilità derivata da parte della giurisprudenza di legittimità e di quella costituzionale. Lo studio si soffermerà anche sull’analisi di alcuni importanti interventi legislativi (su tutti, la Riforma Cartabia).it_IT
dc.description.abstractThe aim of this dissertation is to examine the relevant question of derivative evidence in criminal process. The first part will be devoted to the analysis of the typical sanction in the field of evidence and the fate of derived evidence. Then the regulations in force in the United States, England, Spain and France will be examined, because the comparative approach can be a valuable guide for the development of useful solutions to solve the debate. In addition, the case-law of the European Court of human rights, which has intervened several times on the subject of exclusion rules, will be analyzed. At the end of this reconnaissance path, the main theories on derived unusability will be illustrated: the theory of "male captum bene retentum" and the theory of "the fruits of poisonous tree". The Italian system is traditionally settled on the latter position. The dissertation will also focus on the analysis of some important legislative interventions (above all, the Cartabia Reform).en_UK
dc.language.isoit
dc.rightsinfo:eu-repo/semantics/closedAccess
dc.titleL'inutilizzabilità derivata nel procedimento penale.it_IT
dc.title.alternativeDerivative evidence in criminal process.en_UK
dc.typeinfo:eu-repo/semantics/masterThesis
dc.subject.miurIUS/16 - DIRITTO PROCESSUALE PENALE
dc.publisher.nameUniversità degli studi di Genova
dc.date.academicyear2022/2023
dc.description.corsolaurea7995 - GIURISPRUDENZA
dc.description.area1 - GIURISPRUDENZA
dc.description.department100013 - DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA


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