La Convenzione di Londra e la limitazione della responsabilità per crediti marittimi

Abstract

L'analisi condotta in questa tesi ha focalizzato l'attenzione sull'importante questione del disallineamento tra la normativa internazionale di diritto marittimo e la legislazione italiana in materia di limitazione della responsabilità dell'armatore. Lo scopo principale di questo studio è stato quello di mettere in evidenza le criticità e le sfide derivanti dalla mancata adesione dell'Italia alla Convenzione di Londra del 1976, la quale rappresenta un pilastro del diritto marittimo uniforme. Nell'analizzare l'evoluzione storica del concetto di limitazione della responsabilità dell'armatore, si è constatato come tale principio abbia radici antiche e come tale istituto sia stato pensato per bilanciare le responsabilità dell'armatore limitandone le conseguenze. La tesi ha esaminato la normativa italiana, evidenziando il suo approccio procedurale simile a una procedura fallimentare e le condizioni per la limitazione del debito dell'armatore. Un punto cruciale di questa analisi riguarda l'azione dell'Unione Europea, che ha imposto l'obbligo di assicurazione per i casi di limitazione della responsabilità previsti dalla Convenzione LLMC. L'Italia ha tardato nell'adeguare la sua legislazione a tali disposizioni, creando ulteriore confusione e incoerenza. Il decreto legislativo del 2012 ha complicato ulteriormente il panorama normativo italiano, generando discrepanze significative rispetto agli standard internazionali ed europei e privando il Paese di un procedimento di limitazione del debito per navi superiori alle 300 tonnellate. In conclusione, questa tesi ha evidenziato l'urgente necessità per l'Italia di rivedere e aggiornare la sua legislazione in materia di limitazione della responsabilità dell'armatore. La ratifica della Convenzione di Londra del 1976 e l'adozione di norme procedurali appropriate sono passi cruciali per garantire l'allineamento con gli standard internazionali ed europei e per ristabilire la competitività dell'Italia nell'ambito del trasporto marittimo

The analysis conducted in this thesis has focused on the significant issue of the misalignment between international maritime law and Italian legislation concerning shipowner liability limitation. The primary objective of this study has been to highlight the challenges and issues arising from Italy's non-adherence to the 1976 London Convention, a cornerstone of uniform maritime law. In examining the historical evolution of the concept of shipowner liability limitation, it was observed that this principle has ancient roots and was designed to balance the responsibilities of shipowners by limiting their financial liabilities. The thesis scrutinized Italian regulations, emphasizing their procedural approach akin to bankruptcy proceedings and the conditions for shipowner debt limitation. A pivotal point of this analysis concerns the action taken by the European Union, which mandated insurance requirements for cases of liability limitation as outlined in the LLMC Convention. Italy lagged in adapting its legislation to these provisions, resulting in further confusion and inconsistency. The 2012 legislative decree further complicated the Italian regulatory landscape, introducing significant discrepancies compared to international and European standards and excluding ships over 300 tons from the shipowner debt limitation process. In conclusion, this thesis underscored the urgent need for Italy to review and update its legislation concerning shipowner liability limitation. Ratifying the 1976 London Convention and adopting appropriate procedural rules are crucial steps to align with international and European standards and to restore Italy's competitiveness in the maritime transportation sector.