"Il dibattito sulla pena di morte: un'analisi socio-giuridica "

Abstract

La questione della pena capitale è un argomento ispido che ha riguardato tutte le culture e tutt’oggi, in determinati contesti, è applicata come forma di violenza “istituzionale”. La sua funzione principale si concretizza nell’eliminazione di un deviante, un avverso alla società, un individuo che con la sua condotta trasgressiva ha violato le regole vigenti. Ma le sue possibili giustificazioni politiche, sociali e religiose, favorevoli o contrarie, sono riconducibili ad un determinato ruolo che ha svolto in passato e che svolge tutt’ora. L’interrogarsi sul valore della vita, sul senso della giustizia, sullo scopo delle pene e delle istituzioni penitenziarie, come sul diritto dei governanti di attribuirsi il potere di uccidere, conduce, ovviamente, ad esiti differenti. La pena di morte scinde il mondo, sia occidentale che orientale. L’approccio sociologico-giuridico alla predisposizione dell’elaborato mi ha permesso di analizzare, nel corso della storia, anche tramite l’analisi di diversi studi scientifici, le ragioni attinenti alle funzioni e agli scopi concernenti l’istituto in questione. La riflessione sull’attualità e rilevanza dell’oggetto della dissertazione origina, in primis, sia dai dati inerenti al numero di esecuzioni registrate dall’organizzazione non governativa “Nessuno tocchi Caino”, che dal 2000 ad oggi (12/04/23) ne riporta 47640 accertate, sia dal numero di paesi che applicano tale strumento, ovvero circa un terzo del totale. L’interesse alla tematica è stato anche determinato dalla statuizione dell’articolo 27 della Costituzione italiana, che oltre a sancire il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità, stabilisce che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Quest’ultima locuzione, a mio avviso, dovrebbe costituire sostanzialmente e non solo formalmente un principio fondamentale comune ed effettivo.

The issue of capital punishment is a thorny subject that has affected all cultures and is still applied today, in certain contexts, as a form of "institutional" violence. Its main function is the elimination of a deviant, an averse to society, an individual who has violated the rules in force with his transgressive conduct. But its possible political, social and religious justifications, for or against, can be traced back to a specific role it has played in the past and still plays today. Questioning about the value of life, the sense of justice, the purpose of punishments and penitentiary institutions, as well as the right of rulers to attribute to themselves the power to kill, obviously leads to different outcomes. The death penalty divides the world, both Western and Eastern. The sociological-juridical approach to the preparation of the paper has allowed me to analyse, throughout history, also through the analysis of various scientific studies, the reasons pertaining to the functions and purposes concerning the institution in question. The reflection on the topicality and relevance of the subject of the dissertation originates, first of all, both from the data relating to the number of executions recorded by the non-governmental organization "Hands Off Cain", and from 2000 to today (12/04/23) in reports 47640 ascertained, both by the number of countries that apply this instrument, or about a third of the total. The interest in the issue was also determined by the provision of article 27 of the Italian Constitution, which in addition to sanctioning the prohibition of treatments contrary to the sense of humanity, establishes that the penalty must aim at the rehabilitation of the convict. This last term, in my opinion, should substantially and not only formally constitute a common and effective fundamental principle.