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dc.contributor.advisorRahola, Federico <1966>
dc.contributor.advisorConsigliere, Stefania <1969>
dc.contributor.advisorCuppone, Roberto <1955>
dc.contributor.authorSortino, Arianna <1990>
dc.date.accessioned2023-03-16T15:10:39Z
dc.date.available2023-03-16T15:10:39Z
dc.date.issued2023-03-13
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/5202
dc.description.abstractLa riflessione qui proposta si muove nella prossimità tra pratiche magiche e arti sceniche, appoggiandosi da un lato alla riflessione antropologica, dall’altro ad un percorso personale di studio e di lavoro nell’ambito teatrale. L’intento è di guardare alla somiglianza tra tecniche che si riscontra in questi due ambiti, orientando così l’indagine verso la questione dell’efficacia intesa come capacità di generare effetti. In particolare sarà messa alla prova la nozione di trucco, spesso utilizzata dagli etnografi per descrivere le pratiche di sciamani e guaritori, che, nonostante la sua connotazione di finzione e inganno, in certi casi sembra avere un certo potere trasformativo e persino curativo. La prima sezione propone una panoramica sul dibattito antropologico rispetto al problema della magia (la realtà dei poteri magici, l’efficacia simbolica, il paradosso della credenza, la teoria del trucco come abile rivelazione di un abile nascondimento). Nei seguenti capitoli saranno invece esplorati alcuni principi comuni tra teatro e magia: il potere della mimesi e la problematica capacità di diventare altro; la definizione dello spazio di rappresentazione e la teoria dello sfondo. A conclusione alcune considerazioni sull’efficacia della magia e dei trucchi in una prospettiva politica, sull’efficacia dell’arte in un contesto di crisi generalizzata, e sulla necessità di re-incanto attraverso i trucchi e le tecniche di cui ancora disponiamo.it_IT
dc.description.abstractThe reflection proposed here moves in the proximity between magical practices and the performing arts, relying on the one hand on anthropological reflection, and on the other on a personal path of study and work in the theatrical field. The intention is to look at the similarity between techniques found in these two spheres, thus directing the investigation towards the question of efficacy as the capacity to generate effects. In particular, the notion of trickery, often used by ethnographers to describe the practices of shamans and healers, will be put to the test. Despite its connotation of fiction and cheat, in certain cases it seems to have a transformative and even healing power. The first section offers an overview of the anthropological debate on the problem of magic (the reality of magical powers, symbolic efficacy, the paradox of belief, the theory of trickery as the skilled revelation of skilled concealment). The following chapters will instead explore some common principles between theatre and magic: the power of mimesis and the problematic capacity to become other; the definition of the space of representation and the “setting theory”. As a conclusion, some considerations on the efficacy of magic and tricks in a political perspective, on the efficacy of art in a context of generalised crisis, and on the need of re-enchantment by the tricks and techniques which are still available.en_UK
dc.language.isoit
dc.rightsinfo:eu-repo/semantics/closedAccess
dc.titleIl trucco come tecnica. Pensare l'efficacia tra arti sceniche e pratiche magicheit_IT
dc.title.alternativeTrick as technique. Thinking efficacy between performing arts and magical practicesen_UK
dc.typeinfo:eu-repo/semantics/masterThesis
dc.subject.miurBIO/08 - ANTROPOLOGIA
dc.publisher.nameUniversità degli studi di Genova
dc.date.academicyear2021/2022
dc.description.corsolaurea8465 - METODOLOGIE FILOSOFICHE
dc.description.area4 - LETTERE E FILOSOFIA
dc.description.department100016 - DIPARTIMENTO DI ANTICHITÀ, FILOSOFIA E STORIA


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