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dc.contributor.advisorConsigliere, Stefania <1969>
dc.contributor.advisorRahola, Federico <1966>
dc.contributor.authorPanzavolta, Lorenzo <1998>
dc.date.accessioned2023-03-16T15:10:12Z
dc.date.available2023-03-16T15:10:12Z
dc.date.issued2023-03-13
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/5198
dc.description.abstractIn un mondo dominato dal modello unico del modo di produzione capitalistico, i mondi contadini continuano ad essere tra le poche forme di produzione e di costruzione di mondi ad esso alternative e resistenti. Proprio per questo rivestono il ruolo chiave di mostrare e praticare la possibilità di un altrimenti e di un altrove che, all’interno del monismo della modernità occidentale, viene dipinta come impraticabile. È lo stesso movimento seguito da Marx, soprattutto negli ultimi anni della sua vita: la fitta rete di corrispondenze e l’interesse per realtà distanti lo portano a riconsiderare precedenti posizioni e a portare a maturazione piena impliciti che attraversano l’intera sua opera. Sarà in particolare il contatto con la comune contadina russa (l’obščina) a portare Marx ad una rilettura in chiave profondamente antideterministica del suo metodo ‒ il materialismo storico o dialettico. Rispetto alle precedenti ipotesi stadiali, emerge ora quello che, con Labriola, si può riconoscere come il vero «midollo» del materialismo storico: la filosofia della praxis. La tesi studia il modo in cui questa costruzione teorica attraversa tutti i livelli dell’opera di Marx, facendone una teoria di invidiabile coerenza: esattamente come, nell’analisi dei processi storici, all’individuazione di condizioni obiettive corrisponde il determinante ruolo delle soggettività storiche nel saperle portare a valore (come bene sottolineerà Gramsci); così nell’analisi antropologico-filosofica di un lavoro non alienato – come quello che Marx scorge nella Russia del suo tempo ‒ il lavoratore risulta capace, nella produzione stessa, di portare a frutto le «componenti inorganiche» della sua soggettività (la terra), che non gli sono ancora state espropriate. Si cercherà infine di mostrare come la circolarità tra il metodo e l’ipotesi antropologico-filosofica in questione trovi analogie con alcune delle più efficaci formulazioni, sui due livelli, dell’antropologia contemporanea.it_IT
dc.description.abstractIn a world dominated by the single model of the capitalist mode of production, peasant worlds continue to be among the few alternative and resistant forms of production and world-building. Precisely for this reason they play the key role of showing and practicing the possibility of an otherwise and an elsewhere which, within the monism of Western modernity, is painted as impracticable. It is the same movement followed by Marx, especially in the last years of his life: the dense network of correspondences and the interest in distant realities lead him to reconsider previous positions and to bring to full maturity implicits that run through his entire work. In particular, it will be the contact with the Russian peasant community (the obščina) that will lead Marx to a profoundly antideterministic rereading of his method - historical or dialectical materialism. Compared to the previous stadial hypotheses, what emerges now is what, with Labriola, can be recognized as the true "core" of historical materialism: the philosophy of praxis. The thesis studies the way in which this theoretical construction crosses all levels of Marx's work, making it a theory of enviable coherence: exactly as, in the analysis of historical processes, the identification of objective conditions corresponds to the determining role of historical subjectivities in knowing how to bring them to value (as Gramsci will underline well); thus in the anthropological-philosophical analysis of non-alienated labor - such as that which Marx sees in the Russia of his time - the worker appears capable, in production itself, of bringing to fruition the "inorganic components" of his subjectivity (the land), which have not yet been expropriated. Finally, we will try to show how the circularity between the method and the anthropological-philosophical hypothesis in question finds analogies with some of the most effective formulations, on the two levels, of contemporary anthropology.en_UK
dc.language.isoit
dc.rightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess
dc.titleMondi contadini. Antropologia, progresso, marxismoit_IT
dc.title.alternativePeasant worlds. Anthropology, progress, Marxismen_UK
dc.typeinfo:eu-repo/semantics/masterThesis
dc.subject.miurBIO/08 - ANTROPOLOGIA
dc.publisher.nameUniversità degli studi di Genova
dc.date.academicyear2021/2022
dc.description.corsolaurea8465 - METODOLOGIE FILOSOFICHE
dc.description.area4 - LETTERE E FILOSOFIA
dc.description.department100016 - DIPARTIMENTO DI ANTICHITÀ, FILOSOFIA E STORIA


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