SGLT-2 inibitori e nefroprotezione: i risultati dello studio EMPAKIDNEY.
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Author
Manco, Luca <1986>
Date
2023-01-11Data available
2023-01-26Abstract
Contesto: Gli effetti di empagliflozin nei pazienti con malattia renale cronica (CKD) che sono a rischio di progressione di malattia non sono ben noti. Lo studio EMPA-KIDNEY è stato disegnato per valutare gli effetti del trattamento con empagliflozin in un ampio gruppo di questi pazienti.
Metodi: Abbiamo arruolato pazienti con CKD che avevano un filtrato glomerulare stimato (eGFR) di almeno 20 ma meno di 45 ml/min/1.73m² o che avevano almeno 45 ma meno di 90 ml/min/1.73m² con un rapporto albumina/creatinina urinario di almeno 200 mg/g. I pazienti erano randomizzati a ricevere empagliflozin 10 mg/die o placebo. L'outcome primario era un composito di progressione della malattia renale (definito come malattia renale terminale, riduzione duratura di eGFR a <10/ml/min/1.73m², riduzione duratura di eGFR ≥40% rispetto al basale o morte per cause renali) o morte per cause cardiovascolari.
Risultati: 6609 pazienti sono stati randomizzati, 25 presso il nostro centro a Genova. Durante un follow-up medio di 2 anni l'outcome primario si è verificato in 432/3304 pazienti (13.1%) nel gruppo empagliflozin ed in 558/3305 (16.9%) nel gruppo placebo (HR 0.72;95% CI, 0.64-0.82;p<0.001). I risultati erano omogenei tra i pazienti con o senza diabete e nei sottogruppi definiti in base agli intervalli di eGFR. Il tasso di ospedalizzazione per ogni causa era inferiore nel gruppo empagliflozin rispetto al gruppo placebo (HR 0.86;95%CI, 0.78-0.95;p=0.003), ma non c'erano differenze significative tra i gruppi in merito all'outcome composito di ospedalizzazione per scompenso cardiaco o morte per cause cardiovascolari (verificatosi nel 4% del gruppo empagliflozin e nel 4.6% del gruppo placebo) o morte per tutte le cause (4.5% e 5.1% rispettivamente). I tassi di eventi avversi seri erano simili tra i due gruppi.
Conclusioni: In un vasto gruppo di pazienti con CKD empagliflozin comporta un rischio minore di progressione della malattia renale o di morte per cause cardiovascolari rispetto al placebo Background: The effects of empagliflozin in patients with chronic kidney disease (CKD) who are at risk for disease progression are not well understood. The EMPA-KIDNEY trial was designed to assess the effects of treatment with empagliflozin in a broad range of such patients.
Methods: We enrolled patients with CKD who had an estimated glomerular filtration rate (eGFR) of at least 20 but less than 45 ml/min/1.73m², or who had an eGFR of at least 45 but less than 90 ml/min/1.73m² with a urinary albumin-to-creatinine ratio of at least 200 mg/g. Patients were randomly assigned to receive empagliflozin (10 mg once daily) or matching placebo. The primary outcome was a composite of progression of kidney disease (defined as end-stage kidney disease, a sustained decrease in eGFR to <10 ml/min/1.73m², a sustained decrease in eGFR of ≥40% from baseline, or death from renal causes) or death from cardiovascular causes.
Results: 6609 patients underwent randomization. During a median of 2 years of follow-up, the primary outcome occurred in 432 of 3304 (13.1%) in the empagliflozin group and in 558 of 3305 (16.9%) in the placebo group (HR 0.72;95% CI, 0.64-0.82;p<0.001). Results were consistent among patients with or without diabetes and across subgroups defined according to eGFR ranges. The rate of hospitalization from any cause was lower in the empagliflozin group than in the placebo group (HR 0.86;95%CI, 0.78-0.95;p=0.003), but there were no significant between-group differences with respect to the composite outcome of hospitalization for heart failure or death from cardiovascular causes (which occurred in 4% in the empagliflozin group and 4.6% in the placebo group) or death from any cause (in 4.5% and 5.1% respectively). The rates of serious adverse events were similar in the two groups.
Conclusions: Among a wide range of patients with CKD empagliflozin therapy led to a lower risk of progression of kidney disease or death from cardiovascular causes than placebo.