"La libertà religiosa ai tempi del Coronavirus tra restrizioni e nuove modalità di esercizio. Spunti per una riflessione."

Abstract

L' emergenza epidemiologica costringe inevitabilmente a confrontarci con il tema delle garanzie costituzionali dei diritti fondamentali, seriamente compromesse dall’eccezionale contesto. Le misure normative che hanno inciso drasticamente sulle più significative libertà fondamentali della persona, pongono la questione sino a che punto siano comprimibili i diritti che l’art. 2 della Costituzione qualifica come inviolabili. Il presente elaborato si pone come obiettivo quello di esaminare il tema della libertà religiosa ponendo l’accento in modo particolare sulle restrizioni che tale libertà costituzionale ha subito durante il periodo dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. La ratio di tali restrizioni sta nello scongiurare qualsiasi assembramento di persone, suscettibile di accelerare la trasmissione del virus, e ciò ha portato al divieto alla celebrazione delle Sante messe coram populo e le esequie. Sono state osservate le reazioni delle istituzioni religiose sia nella prima fase dell’emergenza epidemiologica, la cosiddetta Fase 1 e sia durante la graduale revoca del lockdown, la cosiddetta fase 2, in cui si è iniziato un timido sforzo nella direzione di una lenta ri-espansione dei diritti compressi e in cui sono stati adottati i Protocolli. Volgendo poi uno sguardo comparatistico si è posta l’attenzione in particolare su Francia e Germania, considerando la profonda differenza dei loro modelli di rapporto tra Stato e fenomeno religioso. Si è scelto di analizzare e confrontare i presupposti giuridici che hanno consentito l’adozione di misure di contenimento del contagio, per avere un quadro preciso di quella che è stata la loro incidenza sulla libertà di pubblico esercizio del culto e valutare quanta proporzione vi sia stata fra le molteplici risposte che i fedeli di diversa nazionalità hanno trovato, ai tempi del Covid-19, alla loro richiesta di rapportarsi collettivamente ed in sicurezza al Divino.

The epidemiological emergency inevitably forces us to confront the issue of the constitutional guarantees of fundamental rights, seriously compromised by the exceptional context.The regulatory measures that have drastically affected the most significant fundamental freedoms of the person raise the question to what extent the rights that art. 2 of the Constitution qualifies as inviolable. This paper aims to examine the issue of religious freedom, placing particular emphasis on the restrictions that this constitutional freedom suffered during the period of the epidemiological emergency from Covid-19. The rationale of these restrictions is to avoid any gathering of people, likely to accelerate the transmission of the virus, and this has led to the ban on the celebration of Holy Masses coram populo and funeral services.The reactions of religious institutions were observed both in the first phase of the epidemiological emergency, the so-called Phase 1 and during the gradual lifting of the lockdown, the so-called phase 2, in which a timid effort in the direction of a slow recovery was initiated. expansion of the compressed rights and in which the Protocols were adopted. Then turning a comparative gaze, particular attention was paid to France and Germany, considering the profound difference in their models of relationship between the State and the religious phenomenon. It was decided to analyze and compare the legal assumptions that allowed the adoption of measures to contain the contagion, in order to have a precise picture of their impact on the freedom of public exercise of worship and to assess how much proportion there was. among the many responses that the faithful of different nationalities have found, at the time of Covid-19, to their request to relate collectively and safely to the Divine.