Possibili intersezioni: l’assistente sociale di frontiera. Reimmaginare il campo e l’incontro.

Abstract

Questa tesi di laurea vuole trattare il lavoro dell’assistente sociale da un punto di vista differente da quell’ordinario. Si vuole sottolineare l’importanza di un approccio riflessivo; fa da sfondo il concetto estrapolato dal libro di Pierangelo di Vittorio di “ragione funambolica”: svuotare dalla teoria, che si ammette come presente e profonda, per poter creare scorci di rappresentazione esperienziale. Partendo quindi dalla storia del servizio sociale in Italia e da quello che a livello legislativo, organizzativo e procedurale è stato fatto nel tempo, si è voluto mettere l’accento sulla complessità e la particolarità del tentare di conciliare la pratica alle teorie. Visti questi presupposti si è analizzato alcune esperienze lavorative che hanno rappresentato l’occasione per riflettere rispetto alla relazione con l’altro in setting meno ingessati e attuando strategie differenti rispetto allo svolgimento delle attività ordinarie. In primis “Palla in C’entro”, progetto di ricercazione, rivolto principalmente al disagio giovanile ed è realizzato da un’equipe multidisciplinare; successivamente viene descritta l’esperienza di lavoro con i richiedenti asilo politico in un centro di accoglienza straordinaria, mettendo in luce le riflessioni legate al sistema di aiuto, su quello che esso produce e cosa vuole significare essere “beneficiari”; in ultimo, si narra l’esperienza di un gruppo terapeutico con giovani latinoamericani con problematiche legate all’uso di sostanze, seguiti in gruppo al Ser.T dell’ASL4, che scelgono, interpretano e danno vita ad un docufilm intitolato “Permiso de sonar”. Importante sarebbe valorizzare la ricerca in servizio sociale, in modo da dare validità scientifica alla professione e formulare formazioni specifiche e aggiornate, secondo saperi adattabili all’esperienza pratica. Il nettare per un buon lavoro come assistente sociale sarebbe lasciare viva la vertigine dell’incertezza, appassionandoci di conseguenza al "dettaglio" nei progetti.

This thesis aims to treat the work of the social worker from a different point of view from the ordinary one. We want to emphasize the importance of a reflective approach; the background is the concept extrapolated from Pierangelo di Vittorio's book of "tightrope walking reason": emptying from theory, which is admitted as present and profound, in order to create glimpses of experiential representation. Starting from the history of social service in Italy and from what has been done at the legislative, organizational and procedural level over time, we wanted to emphasize the complexity and particularity of trying to reconcile practice with theories. Given these assumptions, some work experiences were analyzed that represented an opportunity to reflect on the relationship with the other in less plastered settings and implementing different strategies compared to the performance of ordinary activities. First of all, "Palla in C'entro", a research project, aimed mainly at youth discomfort and is carried out by a multidisciplinary team; subsequently the experience of working with political asylum seekers in an extraordinary reception center is described, highlighting the reflections related to the aid system, on what it produces and what it means to be "beneficiaries"; finally, it narrates the experience of a therapeutic group with young Latin Americans with problems related to the use of substances, followed in a group at the Ser.T of ASL4, who choose, interpret and give life to a docufilm entitled "Permiso de sonar". It would be important to enhance research in social work, so as to give scientific validity to the profession and formulate specific and up-to-date training, according to knowledge adaptable to practical experience. The nectar for a good job as a social worker would be to leave alive the vertigo of uncertainty, consequently passionate about the "detail" in the projects.