L’impatto del COVID sull’interruzione volontaria di gravidanza: aspetti medico-legali

Abstract

INTRODUZIONE La pandemia COVID-19 ha imposto una razionalizzazione delle attività sanitarie, con l’inclusione dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) tra le procedure non procrastinabili (circ. 30.3.2020 Min. Salute) e la possibilità di ricorrere all’IVG farmacologica (Mifegyne® e un analogo delle prostaglandine) fino a 63 giorni di amenorrea (CSS 4.8.2020, AIFA 12.8.2020). Il presente studio si è proposto di analizzare se la pandemia da COVID-19 e la Determina AIFA si siano temporalmente associate ad un aumento delle IVG farmacologiche e ad un aumento dei fallimenti dell’IVG, e di verificare possibili criticità tra le Linee di indirizzo approvate dal CSS e la Legge 194/1978. MATERIALI E METODI Sono stati analizzati i dati epidemiologici e di esito relativi alle IVG effettuate presso strutture sanitarie italiane nel periodo 01/2019-12/2020 (Osservatorio ISTAT), e quelli epidemiologici relativi alle IVG effettuate presso l’IRCCS San Martino di Genova (SDO 01/2020-09/2021). RISULTATI Sul territorio nazionale sono risultate significativamente aumentate (35% vs 28%; p<0.00001), le IVG farmacologiche effettuate nel 2020 rispetto al 2019. Tuttavia, sono stati registrati anche 128 fallimenti in più (Odds Ratio 0.7563; 95% CI 0.687-0.843; p<0.00001). A livello locale, le procedure farmacologiche effettuate nel 2021 sono aumentate notevolmente rispetto al 2020 (77% vs 48%; p<0.00001). Analizzando le date di emissione del certificato e di esecuzione dell’IVG, si è osservata una porzione non trascurabile (20/77) di procedure farmacologiche effettuate all’ 8^-9^ settimana di amenorrea che potevano essere anticipate di almeno 7 giorni, garantendo minori rischi di fallimento. CONCLUSIONI In tema di responsabilità professionale, l’adozione della modalità farmacologica di IVG oltre la 7^ settimana di amenorrea richiede un’assoluta tempestività dell’esecuzione (indifferibilità reale) e una specifica informativa alle pazienti relativamente ai rischi di fallimento.

INTRODUCTION The COVID-19 pandemic has imposed a rationalization of health activities, with the inclusion of the voluntary interruption of pregnancy (IVG) among the procedures that cannot be postponed (circ. 30.3.2020 Min. Health) and the possibility of resorting to pharmacological IVG (Mifegyne® and a prostaglandin analogue) up to 63 days of amenorrhea (CSS 4.8.2020, AIFA 12.8.2020). The present study aimed to analyze whether the COVID-19 pandemic and the AIFA Determination have been temporally associated with an increase in pharmacological IVGs and an increase in IVG failures, and to verify possible critical issues between the Guidelines approved by the CSS and Law 194/1978. MATERIALS AND METHODS The epidemiological and outcome data relating to the IVGs carried out at Italian health facilities in the period 01/2019-12/2020 (ISTAT Observatory), and the epidemiological data relating to the IVGs carried out at the IRCCS San Martino in Genoa (SDO 01/2020-09/2021) were analyzed. RESULTS On the national territory, the pharmacological IVGs carried out in 2020 compared to 2021 were significantly increased (35% vs 28%; p<0.00001). However, 128 more failures were also recorded (Odds Ratio 0.7563; 95% CI 0.687-0.843; p<0.00001). At the local level, pharmacological procedures carried out in 2021 have increased significantly compared to 2020 (77% vs 48%; p<0.00001). Analyzing the dates of issue of the certificate and execution of the IVG, a non-negligible portion (20/77) of pharmacological procedures carried out at the 8th-9th week of amenorrhea was observed that could be anticipated by at least 7 days, ensuring lower risks of failure. CONCLUSIONS In terms of professional liability, the adoption of the pharmacological modality of IVG beyond the 7th week of amenorrhea requires an absolute timeliness of execution (real non-deferrability) and specific information to patients regarding the risks of failure.