Tromboembolismo venoso nei pazienti con malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2 (malattia da coronavirus 2019 (COVID - 19)

Abstract

Il tromboembolismo venoso (TEV) che comprende la trombosi venosa profonda (TVP) e l'embolia polmonare (EP) e’ una complicanza frequente nei pazienti ospedalizzati, una delle principali cause di aumento dei costi, della durata della degenza e di morte prevenibile in ospedale. I fattori di rischio per svilupo TEV sono numerosi. Tra loro circa il 60% a seguito di un ricovero ospedaliero in corso o recente per intervento chirurgico, o malattia medica – 22%. I pazienti con le malattie mediche differiscono dai pazienti chirurgici per quanto riguarda la loro comorbilita’, lo stato generale della salute, lo sviluppo e la progressione dei coaguli e l'impatto che le misure preventive possono avere, particolarmente i pazienti con le malattie infettive, come nel caso di malattia respiratoria acuta causata da SARS-CoV-2 (malattia da coronavirus 2019 (COVID - 19)”. Numerosi studi hanno dimostrato che l'uso appropriato della tromboprofilassi in pazienti ospedalizzati a rischio di TEV è sicuro, efficace ed economico. Per la prevenzione farmacologica della TVP e EP vengono utilizzate i metodi farmacologiche ed i misure fisiche. La tromboprofilassi standardizzata nei pazienti malati acuti comprende basse dosi di farmaci parenterali come eparina non frazionata, eparina a basso peso molecolare o fondaparinux durante 6-14 giorni; mentre una tromboprofilassi estesa potrebbe essere vantaggiosa nei pazienti con fattori di rischio aggiuntivi e persistenti. Attualmente enoxaparina 40 mg al giorno rappresenta lo standard di cura per la prevenzione del tromboembolismo venoso nei pazienti malati acuti, includendo le malattie infetive, come Covid-19. Inoltre, nei ultimi tempi si osserva un numero crescente di pazienti trattati con anticoagulanti orali diretti (DOACs) — dabigatran, apixaban, rivaroxaban ed edoxaban — ospedalizzati con grave infezione da COVID-19. La scelta di un particolare anticoagulante per la prevenzione della TEV sempre dipende dalla situazione clinica specifica.

Venous thromboembolism (VTE) including deep vein thrombosis (DVT) and pulmonary embolism (PE) is a frequent complication in hospitalized patients, a leading cause of increased costs, length of stay and preventable death in hospital. The risk factors for VTE development are numerous. Among them about 60% as a result of ongoing or recent hospitalization for surgery, or medical illness – 22%. Patients with medical illnesses differ from surgical patients with regard to their comorbiditis, the general state of health, the development and the progression of the thrombus and the impact that preventative measures can have, particularly patients with infectious diseases, as in the case of acute respiratory disease caused by SARS-CoV-2 (the disease from coronavirus 2019 (COVID - 19)”. Numerous studies have shown that the appropriate use of thromboprophylaxis in hospitalized patients at risk of VTE is safe, effective and economical. For pharmacological prevention of DVT and PE, pharmacological methods and physical measures are used. Standardized thromboprophylaxis in acute patients includes low doses of parenteral drugs such as unfractionated heparin, low molecular weight heparin, or fondaparinux for 6-14 days; while extended thromboprophylaxis may be advantageous in patients with additional and persistent risk factors. Currently enoxaparin 40 mg per day represents the standard of care for the prevention of venous thromboembolism in acute patients, including infectious diseases, such as Covid-19. In addition, in recent times an increasing number of patients treated with direct oral anticoagulants (DOACs) — dabigatran, apixaban, rivaroxaban and edoxaban — are observed hospitalized with severe COVID-19 infection. The choice of a particular anticoagulant for the prevention of VTE always depends on the specific clinical situation.