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dc.contributor.advisorAveto, Andrea <1977>
dc.contributor.advisorPesce, Veronica <1979>
dc.contributor.authorMajocchi, Elisabetta <1988>
dc.date.accessioned2021-07-15T14:04:32Z
dc.date.available2021-07-15T14:04:32Z
dc.date.issued2021-07-15
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3625
dc.description.abstractRibolla, 4 maggio 1954. I corpi dei 43 minatori estratti dalla miniera della Montecatini non hanno più voce per gridare che anche questa volta, come spesso recitano i bollettini dei disastri, “la tragedia si poteva evitare”. Luciano Bianciardi tributa loro l’onore e l’onere della verità nel libro-documento scritto con Cassola, se li porta dietro fin nell’astiosa e tacchettante Milano, progetta l’esplosione per contrappasso del «torracchione di vetro e di cemento», traduce come un forzato, si innamora, sogna il suo Garibaldi. Le opere che scandiscono questo percorso di rabbia implosiva, nascono dall’inchiesta su I minatori della Maremma e culminano nella Vita agra. Il romanzo ha origine nei precedenti capitoli della sua «autobiografia travestita», cioè Il lavoro culturale e L’integrazione; fino al mito risorgimentale di Aprire il fuoco, romanzo che mescola realtà e finzione. Lasciando la Maremma per Milano era animato dal desiderio di rispondere e allontanare la tragedia di Ribolla. Poi, cedendo alla licenziosità morale e intellettuale della città, si rese conto che la sua vocazione era quella di raffinato interprete e critico della nascente modernità, vista dal punto di osservazione privilegiato del settore culturale. Lo ha vissuto come un tradimento dei valori della civiltà provinciale nel suo standard spirituale, intellettuale e morale. Bianciardi, un Ulisse ingenuo e debole che non ha saputo più ritrovare la via di casa, uno sradicato che ha fino in fondo ribadito la sua fedeltà alla terra di origine, conclude con un’ultima e definitiva fuga nell’isolamento e nell’autodistruzione la sua penosa esistenza di scrittore outsider. Oggi Bianciardi è vivo e attuale come pochi intellettuali di quegli anni: le sue denunce, i suoi allarmi profetici, la sua disperata voglia di un'editoria e una cultura diversa, l'urgente richiamo alla necessità di un rapporto diverso tra la massa e il sapere sono un'eredità preziosa che non può ancora a lungo essere ignorata.it_IT
dc.description.abstractRibolla, May 4, 1954. The bodies of the 43 miners extracted from the Montecatini mine no longer have a voice to shout that once again, as the bulletins of our local disasters often say, “the tragedy could have been avoided”. Luciano Bianciardi pays them the honor and the burden of truth in the book-document written with Cassola, he carries them with him as far as the harsh and clattering Milan, he plans the explosion of the «glass and concrete tower» by retaliation, translates like a convict, he falls in love, dreams of his Garibaldi. The works that mark this path of imploding anger arise from the investigation into I minatori della Maremma and culminate in La vita agra. The novel originates in the previous chapters of his «disguised autobiography», namely Il lavoro culturale and L’integrazione; up to the Risorgimento myth of Aprire il fuoco, a novel that mixes reality and fiction. Leaving Maremma for Milan, he was animated by the desire to respond and remove the tragedy of Ribolla. Later, yielding to the moral and intellectual licentiousness of the city, he realized that his vocation was that of a refined interpreter and critic of the nascent modernity, seen through the privileged field of observation of the cultural sector. He experienced it as a betrayal of the values of provincial civilization in its spiritual, intellectual and moral standard. Bianciardi, a naive and weak Ulysses who has never been able to find his way home, an uprooted person who has thoroughly reaffirmed his fidelity to the land of origin, closes with a final and definitive escape into isolation and self-destruction his painful existence as an outsider writer. Today Bianciardi is alive and current like few intellectuals of those years: his complaints, his prophetic alarms, his desperate desire for a different publishing and culture, the urgent call to the need for a different relationship between the mass and the knowledge is a precious legacy that cannot be ignored for long.en_UK
dc.language.isoit
dc.rightsinfo:eu-repo/semantics/restrictedAccess
dc.title"La vita agra prima della Vita agra: Bianciardi prima del boom economico"it_IT
dc.title.alternative"The Bitter Life before the Bitter Life: Bianciardi before the economic boom"en_UK
dc.typeinfo:eu-repo/semantics/masterThesis
dc.subject.miurL-FIL-LET/11 - LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA
dc.publisher.nameUniversità degli studi di Genova
dc.date.academicyear2020/2021
dc.description.corsolaurea9918 - LETTERATURE MODERNE E SPETTACOLO
dc.description.area4 - LETTERE E FILOSOFIA
dc.description.department100017 - DIPARTIMENTO DI ITALIANISTICA, ROMANISTICA, ANTICHISTICA, ARTI E SPETTACOLO


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