La Cultura dello Straniero L'esodo venezuelano in Colombia Analisi del fenomeno migratorio dagli anni cinquanta ad oggi

Abstract

Il fenomeno migratorio rappresenta una delle sfide principali che ogni Stato deve affrontare all’interno del proprio territorio. In questo contesto, la condivisione di una cultura e di una storia permettono ai due paesi, quello d’origine e quello di destinazione, di empatizzare maggiormente l’uno con l’altro. In questo senso, all’interno del contesto latinoamericano ritroviamo quello che ad oggi è conosciuto come “l’esodo del XXI secolo”. La migrazione venezuelana rappresenta infatti un fenomeno totalmente nuovo poiché il Venezuela fino a qualche decennio fa era conosciuto come terra ricca e meta di immigrazione internazionale. Oggigiorno, l’imponente flusso migratorio che attraversa il confine tra il Venezuela e la Colombia rappresenta un fenomeno di grande portata che continua ad aumentare con gli anni. Questo è dovuto alla situazione nella quale riversa il paese: l’inflazione è pari all’1.000.000%, con più di cinque milioni di individui emigrati in altri Stati ed una grande vastità di azioni giudicate incostituzionali e antidemocratiche da un’amplia porzione della Comunità Internazionale. Questa situazione, unitamente ai limiti imposti dal Governo di Maduro nel rilascio dei documenti di viaggio, ha spinto diverse persone a lasciare il proprio paese, spesso a piedi, ed a dirigersi verso i paesi confinanti, tra i quali la Colombia che attualmente ospita più di 1.700.000 individui. La reazione del Governo colombiano e del suo Presidente Duque si dirige verso la via della solidarietà e dell’empatia, con la promulgazione di un ampio numero di permessi per la loro regolarizzazione. Nonostante ciò, i cittadini venezuelani sono costantemente messi a dura prova, sia durante il viaggio che all’arrivo nel Paese a causa della persistente xenofobia che, unita all’aporofobia, crea un clima di discriminazione che non permette la piena integrazione, sia economica che sociale, di questi individui.

Migration is one of the main challenges each State must face within its territory. In this context, a shared culture and a shared history allow two countries, the one of origin and the one of destination, to empathize more with one another. In regards of the Latin American context, we find what is known today as the “exodus of the XXI century”. Migration from Venezuela is a totally new phenomenon because until a few decades ago, this Country was known as a rich land full of international immigration. Today, the massive migratory flow across the border between Venezuela and Colombia is a phenomenon that continues to increase over the years. This is due to the situation of the Country: inflation is equal to 1.000.000%, with more than five million people emigrating to other States as many actions are judged unconstitutional and undemocratic by a large portion of the International Community. These circumstances, combined with the limits imposed on travel documents by the Maduro Government, has prompted several people to leave their Country, often by foot, and to head neighbouring countries, including Colombia, which currently hosts more than 1,700,000 individuals. The reaction of the Colombian Government and its President, Duque, follows the path of solidarity and empathy, with the promulgation of many kinds of visa for their regularization. Despite this, Venezuelan citizens are constantly put to the test, both during their voyage as well as upon arrival in the Country because of the persistent xenophobia that, combined with aporophobia, creates a climate of discrimination that does not allow full economic and social integration of these individuals.