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dc.contributor.advisorCatania, Gianluca <1971>
dc.contributor.authorTrubini, Davide <1990>
dc.contributor.otherDelbene Lara
dc.date.accessioned2025-12-18T14:13:54Z
dc.date.available2025-12-18T14:13:54Z
dc.date.issued2025-12-01
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/14294
dc.description.abstractLa morte è un’esperienza universale, ma il modo in cui si muore è cambiato nel tempo. Oggi si parla di “medicalizzazione della morte”, con un ruolo crescente della medicina e della tecnologia negli ultimi momenti di vita. Questo spostamento della morte dall’ambiente domestico all’ospedale ha reso l’esperienza del morire più distante e meno familiare. In questo contesto riemerge il concetto di “buona morte”, introdotto dal movimento hospice. Non esiste una definizione univoca, ma la letteratura concorda su alcuni elementi fondamentali: adeguato controllo dei sintomi e del dolore, sostegno sociale, attenzione ai bisogni psicologici ed emotivi, assistenza spirituale, rispetto della dignità e dell’autonomia, e possibilità di prepararsi alla morte. Il ruolo dell’infermiere è centrale, poiché garantire una buona morte significa non solo curare, ma prendersi cura, offrendo supporto emotivo, comunicativo e spirituale. Per farlo è indispensabile sviluppare la competenza culturale, ovvero la capacità di rispettare credenze, valori e tradizioni dei pazienti. Indagare questa competenza è fondamentale perché consente una cura personalizzata, riduce conflitti etici e comunicativi con pazienti e famiglie, e restituisce umanità al processo del morire. Tuttavia, manca in letteratura una meta-sintesi che analizzi nello specifico come gli infermieri mettano in pratica tali competenze in contesti culturalmente diversi. La presente revisione mira proprio a colmare questa lacuna.it_IT
dc.description.abstractDeath is a universal experience, but the way people die has changed over time. Today, we speak of the “medicalization of death”, with an increasing role of medicine and technology in the final moments of life. This shift of death from the home to the hospital has made the experience of dying more distant and less familiar. In this context, the concept of a “good death”, introduced by the hospice movement, becomes relevant again. Although no single definition exists, the literature agrees on several key components: adequate symptom and pain management, social support, attention to psychological and emotional needs, spiritual care, preservation of dignity and autonomy, and the possibility to prepare for death. The nurse’s role is central, since ensuring a good death means not only treating but also caring, providing emotional, communicative, and spiritual support. To do so, it is essential to develop cultural competence, the ability to respect patients’ beliefs, values, and traditions. Investigating this competence is crucial because it enables personalized care, reduces ethical and communication conflicts with patients and families, and restores humanity to the dying process. However, the literature lacks a meta-synthesis specifically exploring how nurses put these competencies into practice in culturally diverse settings. This review aims to fill that gap.en_UK
dc.language.isoit
dc.rightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess
dc.titleCultural competence e pratiche del buon morire nelle cure di fine vita: una metasintesiit_IT
dc.title.alternativeCultural competence and good dying practises in end-of-life care: a metasynthesisen_UK
dc.typeinfo:eu-repo/semantics/masterThesis
dc.publisher.nameUniversità degli studi di Genova
dc.date.academicyear2024/2025
dc.description.corsolaurea9279 - SCIENZE INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE
dc.description.area6 - MEDICINA E CHIRURGIA
dc.description.department100011 - DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA SALUTE


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