L'impatto clinico dei cronotipi sul decorso clinico del disturbo bipolare: uno studio osservazionale

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Author
Verrina, Edoardo <1993>
Date
2025-11-12Data available
2025-11-20Abstract
Contesto: Il cronotipo può modellare il rischio e il decorso clinico nel disturbo bipolare (DB).
Metodi: Abbiamo condotto uno studio osservazionale su 201 adulti con DB I/II arruolati presso l’Università di Genova. Il cronotipo è stato valutato con il MEQ-SA e classificato in serotino, intermedio o mattutino. Il mind-wandering di tratto è stato misurato con MW-S, MW-D, MW-Q e DDFS. Le differenze tra gruppi sono state testate con soglia di significatività p<.05.
Risultati: Il campione era composto per il 51,7% da donne, età media 48,7±14,7 anni; cronotipi: serotini n=30, intermedi n=96, mattutini n=75. I serotini erano più giovani, più spesso single e senza figli, e presentavano tassi più elevati di uso di nicotina, alcol, cannabis e altre sostanze illecite. Mostravano inoltre una maggiore frequenza di autolesionismo non suicidario in anamnesi e una prevalenza più alta di DB-I nonostante una durata di malattia più breve. I sintomi residui erano più frequenti agli estremi del cronotipo (sera e mattino) rispetto agli intermedi. In questo campione, i tentativi di suicidio lifetime risultavano relativamente più elevati nei gruppi intermedio e mattutino rispetto ai serotini. La comorbilità psichiatrica era più comune nei serotini e negli intermedi rispetto ai mattutini. Non sono emerse associazioni significative tra cronotipo e mind-wandering di tratto in nessuna scala.
Conclusioni: Il cronotipo indica una dimensione di rischio clinicamente informativa e a basso costo nel DB, aggregando comorbilità comportamentali e indicatori di burden di malattia. Lo screening routinario del cronotipo e strategie informate dai ritmi circadiani (regolarità sonno-veglia, luce mattutina, stabilizzazione dei ritmi/IPSRT), integrate con la cura delle dipendenze, possono ridurre la morbilità inter-episodica e migliorare gli esiti. Background: Chronotype may shape risk and clinical course in bipolar disorder (BD).
Methods: We conducted an observational study of 201 adults with BD I/II recruited at the University of Genoa. Chronotype was assessed with the MEQ-SA and classified as evening, intermediate, or morning. Trait mind-wandering was measured with MW-S, MW-D, MW-Q, and DDFS. Between-group differences were tested at p<.05.
Results: The sample was 51.7% female, mean age 48.7±14.7 years; chronotypes: evening n=30, intermediate n=96, morning n=75. Evening types were younger, more often single and childless, and showed higher rates of nicotine, alcohol, cannabis, and other illicit substance use. They also had greater lifetime non-suicidal self-injury and higher BD-I prevalence despite shorter illness duration. Residual symptoms were more frequent at the chronotype extremes (evening and morning) than in intermediates. In this cohort, lifetime suicide attempts were relatively higher in intermediate and morning groups than in evening types. Psychiatric comorbidity was more common in evening and intermediate than morning chronotypes. No significant associations emerged between chronotype and trait mind-wandering on any scale.
Conclusions: Chronotype indexes a low-cost, clinically informative risk dimension in BD, aggregating behavioral-risk comorbidity and illness-burden signals. Routine chronotype screening and circadian-informed strategies (regular sleep–wake schedules, morning light, social-rhythm stabilization/IPSRT) integrated with addiction care may reduce inter-episode morbidity and improve outcomes.

