Associazione tra splenomegalia e replicazione virale di CMV nell’immunodeficienza comune variabile: disregolazione immunitaria e compromissione del controllo cellulare dell’infezione.
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Author
Deraco, Davide <1995>
Date
2025-11-07Data available
2025-11-20Abstract
L’Immunodeficienza Comune Variabile (CVID) è un’immunodeficienza primitiva caratterizzata da ipogammaglobulinemia, disfunzione dei linfociti B e infezioni ricorrenti. Il quadro clinico è spesso complicato da manifestazioni non infettive, tra cui la splenomegalia, sottesa dai meccanismi patogenetici non completamente chiariti; in particolare, il possibile ruolo delle infezioni virali opportunistiche è oggetto di studio.
Questo lavoro ha analizzato la relazione tra splenomegalia, infezioni virali e profilo immunofenotipico in una coorte di 32 pazienti con CVID (13 con splenomegalia). È stato condotto un approfondito inquadramento infettivologico, comprensivo di screening virologico per Citomegalovirus (CMV) su sangue e feci, associato ad analisi immunofenotipica mediante citometria a flusso.
I risultati hanno evidenziato un’associazione significativa tra viremia da CMV e splenomegalia: la viremia era presente nel 40% dei pazienti splenomegalici e assente in tutti i soggetti non splenomegalici. Nei pazienti CMV-positivi, l’immunofenotipo ha mostrato una riduzione di cellule NK e precursori intermedi a fenotipo infiammatorio, con uno squilibrio tra linfociti T iperattivati e ridotta espressione di marcatori di attivazione NK. Per valutare la funzionalità della risposta T-cell, è stato sviluppato un nuovo saggio di citotossicità capace di misurare l’attività citotossica specifica dei linfociti T contro bersagli infettati da CMV.
In definitiva i dati ottenuti mettono in discussione la visione esclusivamente non infettiva della splenomegalia nella CVID, individuando CMV come rilevante fattore associato. L’inclusione dello screening per CMV nella gestione clinica routinaria potrebbe rappresentare un utile strumento per la stratificazione del rischio e la definizione di strategie terapeutiche personalizzate. Il nuovo saggio di citotossicità proposto offre inoltre un approccio funzionale per lo studio dei meccanismi cellulari coinvolti nel controllo di CMV in questi pazienti. Common Variable Immunodeficiency (CVID) is a primary immunodeficiency featured by hypogammaglobulinemia, impaired B-cell function and recurrent infections. Yet, the clinical picture is often complicated by non-infectious complications such as splenomegaly. While splenomegaly is frequently observed, its underlying causes aren’t fully understood and the potential role of opportunistic viral infections remains poorly investigated.
This study aimed to dissect the interplay between splenomegaly, viral infections and the immunophenotypic profile in a cohort of 32 CVID patients (13 with splenomegaly). We conducted a comprehensive infectious workup, including virological screening for Cytomegalovirus (CMV) on blood and stool samples, alongside detailed multiparametric flow cytometry to define the immune profile.
Our analysis unveiled an association between active CMV viremia and splenomegaly, with viremia detected in 40% of splenomegalic patients and absent in all non-splenomegalic individuals. The immunophenotype of CMV-viremic splenomegalic patients revealed a reduced numbers of NK cells and circulating inflammatory intermediate-precursors, coupled with an imbalance between hyperactivated T-cells and a reduced expression of activation markers on NK cell. To assess the functional competence of this hyperactivated T-cell response we developed a novel cytotoxicity assay which has proven capable of quantifying the specific killing capacity of T-cells against CMV-infected targets.
In conclusion, our findings challenge the purely non-infectious view of splenomegaly in CVID, identifying CMV as a noteworthy associated factor. The integration of CMV screening into clinical management could hence offer a powerful tool for patient stratification, risk assessment and personalized therapeutic strategies. Our novel cytotoxicity assay provides a valuable platform to functionally investigate the cellular mechanisms underlying CMV control in this complex patient population.

