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Diplomazia algoritmica: come gli stati utilizzano l'intelligenza artificiale nelle relazioni internazionali

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tesi34683836.pdf (763.3Kb)
Author
Olari, Chiara <2003>
Date
2025-10-16
Data available
2025-10-23
Abstract
La diplomazia è sempre stata una delle chiavi con cui le comunità politiche hanno provato a convivere senza affidarsi soltanto alla guerra. Questo elaborato segue il suo percorso storico, mostrando come le forme di mediazione si siano adattate ai bisogni dei tempi: dal Trattato di Qadesh nel Vicino Oriente, alla funzione pratica che ebbe nella Roma antica, e al ruolo centrale della Chiesa medievale. Un passaggio decisivo si ebbe nelle città italiane del tardo Medioevo e del Rinascimento, dove comparvero le ambasciate permanenti e si gettarono le basi del modello moderno. I congressi di Vestfalia e Vienna segnarono poi due tappe cruciali: il primo per il principio di sovranità statale, il secondo per l’equilibrio di potere tra le grandi potenze. Tuttavia il cuore della tesi si concentra sul periodo contemporaneo: le guerre mondiali, la Guerra fredda e la globalizzazione hanno trasformato profondamente la pratica diplomatica, costringendola a confrontarsi con l’opinione pubblica, i media e le istituzioni multilaterali. In questo contesto diventa protagonista l’intelligenza artificiale, la quale non si limita a fornire strumenti tecnici specifici, ma diventa esperta nell’orientare decisioni politiche, prevedere scenari e persino influenzare la sicurezza internazionale. Da questo momento verrà così introdotta la funzione della “diplomazia algoritmica”, intesa come combinazione tra la capacità negoziale tradizionale e l’uso di algoritmi sempre più sofisticati. Attraverso l’analisi dei casi di Stati Uniti, Cina, Unione Europea e altri paesi in via di sviluppo, emergerà un quadro fatto di opportunità notevoli, ma anche di rischi legati a trasparenza, dipendenza tecnologica e responsabilità politica. La conclusione sottolinea che il vero nodo del futuro sarà trovare un equilibrio tra efficienza digitale e intuizione umana, senza dimenticare che la diplomazia resta però un linguaggio profondamente legato alla dimensione civile delle scelte.
 
Diplomacy has always been one of the fundamental tools political communities had relied on to avoid possible wars and conflicts. This work follows its historical path, showing how different forms of mediation have evolved and adapted from time to time: from the Qadesh Treaty, covering its function in ancient Rome, to its role within the medieval Church. A turning point of diplomacy was the birth of the first permanent embassies in Italian cities during the late Middle Age and Renaissance. Vestfalia and Vienna congresses had crucial impact too, for both state sovereignty and balance between the most powerful countries. However, the highlight of this work is contemporary time. The World Wars, the Cold War and globalization have deeply transformed diplomatic practices, forcing it to face the media, public opinion and multilateral institutions. In this context, artificial intelligence becomes crucial and essential; it not only provides technical tools, but also drives political decisions, foresees scenarios and influences international security. From this moment on the function of “algorithmic diplomacy” is introduced, meaning the combination between traditional negotiation and the use of increasingly sophisticated algorithms. Through the analysis of the United States, China, European Union and other countries, this work underlines notable opportunities, alongside transparency risks, addiction to technology and political responsibility. The conclusion emphasises how balance between digital efficiency and human intuition will be the key point in the upcoming future of artificial intelligence, always remembering that diplomacy still remains keenly linked to the civil dimension of choices.
 
Type
info:eu-repo/semantics/bachelorThesis
Collections
  • Laurea Triennale [3608]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/13288
Metadata
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