Da Brežnev ad Andropov

Abstract

La tesi analizza l’Unione Sovietica nel periodo dalla nomina di Leonid Brežnev a Primo Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica - PCUS (1964) fino alla sua morte ed alla successiva breve fase di Jurij Andropov alla stessa carica (1982-1984). Viene messa in evidenza la parabola che ha portato in un primo tempo, fino alla metà degli anni Settanta, al raggiungimento di importanti obiettivi di crescita economica, scientifica, culturale e del tenore di vita dei cittadini sovietici, anni seguiti da un successivo periodo di stagnazione ed infine di paralisi politica e di grave crisi che ha determinato il successivo crollo del sistema sovietico del 1991. La tesi evidenzia che nello stesso arco di tempo l’Unione Sovietica ha conosciuto il punto più alto di riconoscimento internazionale, assumendo status di superpotenza al pari degli Stati Uniti, status concretizzato dal raggiungimento della parità militare strategica, dal conseguimento di un periodo di “distensione” nei rapporti con l’Occidente e dalla firma di importanti trattati come quello sulla limitazione degli armamenti strategici SALT-I (1972) e gli Accordi di Helsinki, atto finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (1975); trattati che rappresentavano un passo significativo per la riduzione delle tensioni internazionali. A tutto questo, da un lato si aggiungeva una crescita dei partiti socialisti e comunisti sia in Occidente che nei paesi che uscivano dal giogo coloniale, dall’altro rimaneva problematico proprio il rapporto con alcuni degli altri paesi comunisti, come testimoniato dall’intervento militare in Cecoslovacchia e dai pessimi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Anche in politica estera, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, si è registrato un progressivo deterioramento dei rapporti che ha portato all’abbandono del processo di distensione con l’Occidente, a tensioni crescenti soprattutto con gli Stati Uniti, all’intervento armato in Afghanistan e a

The dissertation analyses the Soviet Union during the period from Leonid Brežnev's appointment as First Secretary of the Communist Party of the Soviet Union (CPSU) in 1964 until his death and the subsequent brief period during which Yuri Andropov held the same position (1982–1984). The focus is on the parable that initially led, until the mid-1970s, to the achievement of important goals in terms of economic, scientific and cultural growth and the standard of living of Soviet citizens, followed by a period of stagnation and finally political paralysis and serious crisis, which led to the subsequent collapse of the Soviet system in 1991. The dissertation highlights that during the same period, the Soviet Union reached the height of its international recognition, assuming superpower status equivalent to the United States, a status that was cemented by the achievement of strategic military parity, a period of “détente” in relations with the West, and the signing of important treaties such as the Strategic Arms Limitation Treaty (SALT-I) (1972) and the Helsinki Accords, the final act of the Conference on Security and Cooperation in Europe (1975); These treaties represented a significant step towards reducing international tensions. Added to this, there was the growth of socialist and communist parties both in the West and in countries emerging from colonial rule. On the other hand, relations with some of the other communist countries remained problematic, as evidenced by the military intervention in Czechoslovakia and the poor relations with the People's Republic of China. Also in foreign policy, starting in the second half of the 1970s, there was a gradual deterioration in relations, leading to the abandonment of the process of détente with the West, growing tensions, especially with the United States, armed intervention in Afghanistan and a return to the rhetoric typical of the Cold War period, until the subsequent collapse of the Soviet Union in 1991. The work is base