VOCI SILENZIATE, VOCI CENTRALI: IDEE SULLA TRADUZIONE NELL’ANTOLOGIA 𝐸𝐿 𝑇𝐴𝐵𝐴𝐶𝑂 𝑄𝑈𝐸 𝐹𝑈𝑀𝐴𝐵𝐴 𝑃𝐿𝐼𝑁𝐼𝑂 (1998)
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Author
Parodi, Lidia <2003>
Date
2025-10-07Data available
2025-10-09Abstract
Negli ultimi decenni, la storia della traduzione si è affermata come disciplina autonoma, capace di proporre nuove prospettive metodologiche e di superare la visione eurocentrica che per lungo tempo ha limitato il campo d’indagine (Pym 2021; Van Doorslaer 2018). In questo quadro si colloca l’antologia El tabaco que fumaba Plinio (1998), curata da Nora Catelli e Marietta Gargatagli, che propone una “historia otra” della traduzione in Spagna e America Latina, includendo voci subalterne e testi che raramente vengono letti in chiave traduttiva. La tesi si concentra sull’analisi di tre testi selezionati – El intérprete sojuzgado, La enredadera o Marina e La tinta colorada y la voz de Dios – secondo il modello sociologico-culturale di Brigitte Lépinette (2004), che invita a studiare la traduzione nella sua dimensione storica, ideologica e relazionale. Ne emerge una costante: il traduttore appare come figura subordinata ma centrale. Nel contesto coloniale, l’interprete è indispensabile all’amministrazione e alla conquista, ma vulnerabile e sospettato di tradimento. Doña Marina, simbolo di questa ambivalenza, incarna il paradosso di una mediazione che rende possibile la conquista ma che resta invisibile e marginalizzata. Sul piano religioso, il testo di Valdés conferma la tensione tra invisibilità e responsabilità, mostrando però una nuova consapevolezza autoriale. L’analisi dimostra che la traduzione, lungi dall’essere un atto neutro, è una pratica politica e culturale che definisce identità, relazioni di potere e possibilità di resistenza. La conclusione a cui giunge questa tesi è che la traduzione, quando intesa in senso ampio e decentrato, diventa strumento fondamentale per comprendere i processi di colonizzazione, evangelizzazione e costruzione delle identità in America Latina, e per restituire visibilità a quelle voci che la storiografia tradizionale ha a lungo relegato al margine. In recent decades, translation history has consolidated as an autonomous discipline, offering new methodological perspectives and overcoming the Eurocentric vision that long dominated the field (Pym 2021; Van Doorslaer 2018). Within this framework, the anthology El tabaco que fumaba Plinio (1998), edited by Nora Catelli and Marietta Gargatagli, proposes a “historia otra” of translation in Spain and Latin America, giving voice to subaltern perspectives and to texts rarely examined through a translational lens. This thesis focuses on three selected texts – El intérprete sojuzgado, La enredadera o Marina, and La tinta colorada y la voz de Dios – analyzed through Brigitte Lépinette’s sociocultural model (2004), which approaches translation in its historical, ideological, and relational dimension. A recurring pattern emerges: the translator is both subordinated and central. In the colonial context, the interpreter is indispensable to administration and conquest, yet remains vulnerable and accused of betrayal. Doña Marina, emblematic of this ambivalence, embodies the paradox of a mediation that makes conquest possible while remaining invisible and marginalized. In the religious sphere, Valdés’s text confirms the tension between invisibility and responsibility, while also expressing a new awareness of the translator’s authorial agency. The analysis demonstrates that translation is far from a neutral act: it is a political and cultural practice that shapes identities, power relations, and possibilities of resistance. The conclusion reached by this thesis is that translation, when conceived broadly and from a decentered perspective, becomes essential to understanding the processes of colonization, evangelization, and identity construction in Latin America, and to restoring visibility to voices long silenced by traditional historiography.
Type
info:eu-repo/semantics/bachelorThesisCollections
- Laurea Triennale [3363]