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LareligionecomemezzodicomunicazionedimassaelavisionedelregistaMarcoBellocchio.

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tesi33114833.pdf (2.152Mb)
Autore
Sassarini, Asia <2002>
Data
2025-07-11
Disponibile dal
2025-07-17
Abstract
La presente tesi esplora il rapporto tra religione e dissenso nel cinema di Marco Bellocchio, concentrandosi su quattro opere emblematiche: Nel nome del padre (1972), L’ora di religione (2002), Marx può aspettare (2021) e Rapito (2023). L’analisi si sviluppa attorno all’idea che la religione cattolica, lungi dall’essere solo un’esperienza spirituale personale, venga rappresentata da Bellocchio come sistema di potere e controllo, capace di influenzare profondamente la famiglia, l’identità e la libertà individuale. Attraverso una narrazione filmica simbolica e psicologica, Bellocchio smaschera le dinamiche di oppressione che la religione può esercitare, evidenziando la tensione tra l’autonomia dell’individuo e le imposizioni dogmatiche. Nel nome del padre mostra il dissenso giovanile in un collegio religioso; L’ora di religione mette in scena il conflitto tra fede e memoria familiare; Marx può aspettare, in forma documentaristica, affronta il lutto e il senso di colpa legato alla cultura cattolica; Rapito racconta la vicenda storica di Edgardo Mortara, esemplificando la violenza istituzionale della Chiesa. La tesi evidenzia come Bellocchio non neghi la dimensione spirituale, ma critichi la trasformazione della fede in ideologia, proponendo il suo cinema come spazio di resistenza e riflessione umanista. Ne emerge una visione fortemente critica delle istituzioni religiose, che tuttavia lascia spazio a un interrogativo autentico sulla libertà di coscienza, la memoria affettiva e il diritto all’identità.
 
This thesis explores the relationship between religion and dissent in the cinema of Marco Bellocchio, focusing on four emblematic works: Nel nome del padre (1972), L'ora di religione (2002), Marx può aspettare (2021) and Rapito (2023). The analysis develops around the idea that the Catholic religion, far from being only a personal spiritual experience, is represented by Bellocchio as a system of power and control, capable of deeply influencing the family, identity and individual freedom. Through a symbolic and psychological film narrative, Bellocchio exposes the dynamics of oppression that religion can exercise, highlighting the tension between the autonomy of the individual and dogmatic impositions. Nel nome del padre shows the youthful dissent in a religious college; L'ora di religione stages the conflict between faith and family memory; Marx può aspettare, in documentary form, addresses grief and guilt related to Catholic culture; Rapito tells the story of Edgardo Mortara, exemplifying the institutional violence of the Church. The thesis highlights how Bellocchio does not deny the spiritual dimension, but criticizes the transformation of faith into ideology, proposing his cinema as a space for resistance and humanist reflection. Despite a strong criticism of religious institutions, there is still room for genuine questions about freedom of conscience, emotional memory, and the right to identity.
 
Tipo
info:eu-repo/semantics/bachelorThesis
Collezioni
  • Laurea Triennale [3218]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/12350
Metadati
Mostra tutti i dati dell'item

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