Al ponte! Al ponte! La favola che dura da più di un secolo - Il ponte sullo Stretto

Abstract

Il presente elaborato intende indagare in merito alla realizzazione del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, classificato come opera civile infrastrutturale di interesse strategico. In dettaglio, quella di un collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto è una vicenda molto antica, che si ripresenta ciclicamente da tempo in tempo e che continua a concludersi con un nulla di fatto, nonostante i continui confronti tecnici nazionali ed internazionali, anni di ricerche, calcoli e sperimentazioni complesse e, soprattutto, dopo costi esorbitanti. Proprio da tali presupposti – unitamente all’interesse verso le discipline tecniche ed estimative e alla partecipazione della collettività ai processi partecipativi e di attivazione – nasce e si sviluppa la volontà critica di approfondire tale tematica, sempre concreta ed attuale, che si ripresenta periodicamente. Contestualmente, sono di particolare interesse le argomentazioni che fanno capo alle due fazioni, quelle del “sì ponte” e quelle del “no ponte”. Se da una parte la costruzione è vista come un traino fondamentale per “togliere la Calabria dall’isolamento e far sì che la Sicilia sia più vicina”, inserendo il Ponte nella mappa europea tramite il Corridoio Scandinavia – Mediterraneo – il quale s’impernierebbe sull’asse ferroviario Berlino – Palermo – considerata opera essenziale da parte della Commissione UE; dall’altra parte la posizione è forte e volta a conservare l’aspetto paesaggistico e naturalistico dello Stretto, evitando la nascita di una cattedrale nel deserto con un costo manutentivo enorme, favorendo invece un potenziamento delle infrastrutture trasportistiche, che nel Mezzogiorno d’Italia gravitano seguendo un ritardo trentennale, oltre alle complicazioni di stampo economico – sociale che si verificherebbero – in termini di espropri per i cittadini in primis – per due città come Messina e Villa San Giovanni, le quali diventerebbero due cantieri a cielo aperto, per tempi non ancora definiti.

This paper intends to investigate the realization of the Messina Strait Bridge project, classified as a civil infrastructural work of strategic interest. In detail, that of a stable connection between the two shores of the Strait is a very old affair, which cyclically recurs from time to time, and which continues to end in a dead end, despite continuous national and international technical comparisons, years of research, calculations and complex experimentation and, above all, after exorbitant costs. It is precisely from these assumptions – together with the interest in technical and estimative disciplines and the participation of the community in participatory and activation processes – that the critical desire to investigate this issue, which is always concrete and topical, was born and developed. At the same time, the arguments of the two factions, those of the “yes bridge” and those of the “no bridge”, are of particular interest. While on the one hand, the construction of the bridge is seen as fundamental driver to “take Calabria out of isolation and bring Sicily closer, creating 100.000 jobs”, putting the Strait Bridge on the European map through the Scandinavia – Mediterranean Corridor – which could hinge on the Berlin – Palermo railway axis – considered an essential work by the EU Commission; on the other hand, the position is strong and aimed at preserving the landscape and naturalistic aspects of the Strait, avoiding the creation of a “cathedral in the desert” with an enormous maintenance cost, favoring instead a strengthening of the transport infrastructure, which in southern Italy gravitates towards a thirty-year delay, in addition to the economic – social complications that would arise – in terms of expropriation for citizens first and foremost – for two cities like Messina and Villa San Giovanni, which would become two open-air construction sites for an undefined period of time.