Vinum in litteris. Viziosa ubriachezza e sobria ebrietas nel Medioevo e Umanesimo latini

Abstract

Il saggio delinea una variegata panoramica del tematiche riguardanti il “vino” e sonda tendenze e attribuzioni di ascendenza classica in una serie di documenti mediolatini e umanistici, attraverso cui si tenterà di mostrare come, in presenza di fonti a carattere essenzialmente letterario, la qualitas peccaminosa e incontinente del liquido prevalga sugli accenni di moderato e ragionevole dominio. Ben espresso dalla dicotomia del titolo che provocatoriamente oppone viziosa ubriachezza e sobria ebrietas, il testo finisce quindi col marcare il ripiegamento della misura in ricorrente assolutezza: edonistico assenso o biasimevole condanna, ma in ogni caso mai mezzano compromesso. Le due ‘macro-sezioni’ – “Medioevo” e “Umanesimo” – dell’elaborato percorrono questa traccia. La prima passa in rassegna carmi imbevuti della potenza immaginifica del vino attingendo da quel vasto complesso artistico che sono i Carmina Burana; mentre la seconda, selezionando opportuni agganci umanistici, analizza il contributo bacchico in quasi due secoli, dal caos materialistico dell’homo indaffaratus proposto dal Petrarca per il De vita solitaria fino al guazzabuglio di sfumature vinarie rese dal Folengo in quel perfetto contenitore di esperimenti dal nome di Baldus; passando, nel mezzo, fra la composta denuncia delle Seniles, la pungente stoccata all’ingordigia cortigiana del Piccolomini, la burla tutta popolare della Catinia, come anche la spontanea brillantezza dei facete dicta braccioliniani, e l’omaggio classicista dello Spagnoli.

The essay gives a variegated outline of the “wine” sounding classical tendencies and attributions in a series of latin medieval and humanistic documents, through which we will try to show as, in the presence of sources of an essentially literary nature, the sinful and immoderate character of the liquid fluid prevails over all of the hints of moderate and reasonable control. Well expressed by the title dichotomy that provocatively opposes vicious drunkenness and sober ebrietas, the essay ends up marking the clean folding of the measure in recurrent absoluteness: hedonistic assent or reprehensible condemnation, but anyway never a measured form of compromise. The two ‘macro-sections’ – “Middle Ages and “Humanism” – which divide the essay follow this track. The first reviews poems imbued with imaginative power of wine drawing from that large artistic complex that are Carmina Burana; whereas the second part, selecting appropriate humanistic hooks, analyzes bacchic contribution during almost two centuries, from the materialistic chaos present in the character of the homo indaffaratus prepared by F. Petrarca for his De vita solitaria, to another similar chaos full of wine nuances created by T. Folengo in that perfect box of experiments named Baldus; crossing also the composed attack of Seniles, the prickly jab towards courtesan greed devised by E.S. Piccolomini, the all-popular joke told in Catinia, as well the natural brilliancy of facete dicta by P. Bracciolini, and the classicistic tribute realized in several texts by B. Spagnoli.