Effetti dell'iperossiemia precoce sulla prognosi neurologica nell'arresto cardiaco extra-ospedaliero: un'analisi dello studio TTM-2
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Author
Russello, Francesco <1991>
Date
2024-11-04Data available
2024-11-14Abstract
SCOPO DELLO STUDIO
L’iperossiemia è comune nei pazienti rianimati dopo un arresto cardiaco post-ospedaliero e ricoverati in terapia intensiva e potrebbe aumentare il rischio di mortalità.
Tuttavia resta da chiarire l’effetto dell’iperossiemia sull’outcome funzionale, specificatamente correlato al tempo di esposizione ad elevati livelli di PaO2.
METODI
Analisi secondaria pianificata del trial randomizzato Target Temperature Management 2 (TTM-2), focalizzandosi sull’associazione tra l’esposizione all’iperossiemia dopo il ricovero in terapia intensiva e l’outcome funzionale nei pazienti rianimati dopo un arresto cardiaco.
Obiettivo primario dello studio era identificare il miglior livello soglia di PaO2, nelle prime 24 ore dal ricovero, nel predire un outcome funzionale scarso; tale periodo è stato diviso in molto precoce (0-4 ore), precoce (8-24 ore) e tardivo (28-72 ore).
L’iperossiemia è stata definita come il valore più alto di PaO2 registrato durante ogni periodo.
Lo scarso outcome funzionale è stato definito da un valore nella scala di Rankin Modificata (mRS) tra 4 e 6.
RISULTATI
Sono stati valutati 1631 pazienti per i perioei molto precoce e precoce, e 1591 nel periodo tardivo. Nel modello di regressione logistica multivariata, una PaO2>245 mmHg durante la fase molto precoce è stata associata ad una maggiore probabilità di outcome funzionale scarso (OR=1.63, 95%CI 1.08-2.44, p=0.019). Nei periodi più tardivi invece non sono state individuate associazioni significative.
CONCLUSIONI
L’iperossiemia molto precoce dopo il ricovero in terapia intensiva è associata ad un aumentato rischio di outcome funzionale scarso nei pazienti rianimati dopo un arresto cardiaco extra-ospedaliero.
Evitare l’iperossia nelle ore iniziali dopo la rianimazione dovrebbe essere considerato. PURPOSE
Hyperoxemia is common in patients resuscitated after out-of-hospital cardiac arrest (OHCA) admitted to the intensive care unit (ICU) and may increase the risk of mortality. However, the effect of hyperoxemia on functional outcome, specifically related to the timing of exposure to hyperoxemia, remains unclear.
METHODS
Pre-planned secondary analysis of the Target Temperature Management 2 (TTM-2) randomized trial, focusing on the association between exposure to hyperoxemia after ICU admission and a functional outcome in post-cardiac arrest patients. The primary aim was to identify the best cut-off of partial arterial pressure of oxygen (PaO2) to predict poor functional outcome within the first 24 hours from admission, with this period further separated into ‘very early’ (0-4 hours), ‘early’ (8–24 hours), and ‘late’ (28-72 hours) periods. Hyperoxemia was defined as the highest PaO2 recorded during each period. Poor functional outcome was defined as a modified Rankin Score (mRS) of 4 to 6.
RESULTS
A total of 1,631 patients were analysed for the ‘very early’ and ‘early’ periods, and 1,591 in the ‘late period’. In a multivariate logistic regression model, a PaO2 above 245 mmHg during the very early phase was independently associated with a higher probability of poor functional outcome (Odds Ratio, OR=1.63, 95% Confidence Interval, CI 1.08-2.44, p=0.019). No significant associations were found for the later periods.
CONCLUSIONS
Very early hyperoxemia after ICU admission is associated with higher risk of poor functional outcome after OHCA. Avoiding hyperoxia in the initial hours after resuscitation should be considered.