LA TUTELA DEL REDDITO DEI LAVORATORI AUTONOMI

Abstract

L’elaborato si pone l’obiettivo di analizzare la delicata materia della tutela del reddito da lavoro autonomo. Lo scopo di questa trattazione è ripercorrere gli interventi legislativi del nostro ordinamento dai suoi albori, ossia dall’introduzione, con la legge Dini n.335 del 1995, della gestione separata INPS, operativa dal 1996, il cui fine era ed è la tutela dei lavoratori autonomi privi di cassa professionale o che non svolgono attività d’impresa o titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Ed è proprio per garantire a quest’ultimi una prestazione a sostegno della perdita involontaria della loro occupazione che nel 2015, con il decreto legislativo n.22, l’art.15 introduce un’indennità di disoccupazione mensile (DIS-COLL), che è riconosciuta ai soggetti iscritti in via esclusiva alla gestione separata INPS, che non siano possessori di partita iva e che non siano pensionati. Invero, una sfera, quella del lavoro autonomo, che seppur ritenuta da sempre privilegiata rispetto al lavoro subordinato, ha fatto emergere tutti i suoi limiti durante il biennio 2019-2020, evidenziando gravi carenze e l’assenza di tutele per i lavoratori autonomi, soprattutto per coloro che, titolari di partita IVA, sono esclusi dall’ambito di applicazione della DIS-COLL. Con la legge n. 178 del 2020, è stata poi introdotta l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (ISCRO), riconosciuta ai lavoratori iscritti alla gestione separata che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo, titolari di partita IVA attiva da almeno quattro anni. Tale prestazione, introdotta in via sperimentale per il triennio 2021-2023, è una vera e propria cassa integrazione per gli autonomi e risponde ad una logica simile a quella della cassa integrazione guadagni per i lavoratori subordinati; l’idea di fondo era, infatti, quella di ridurre le disparità di tutele tra le due forme di lavoro.

The aim of the paper is to analyse the delicate matter of the protection of income from self-employment. The purpose of this discussion is to retrace the legislative interventions of our legal system from its beginnings, that is, from the introduction, with Dini Law no. 335 of 1995, of the separate INPS management scheme, operational since 1996, whose purpose was and is the protection of self-employed workers who do not have a professional fund or who do not carry out business activities or who are holders of coordinated and continuous collaboration contracts. And it is precisely in order to provide the latter with a benefit to support the involuntary loss of their employment that in 2015, with Legislative Decree No. 22, Article 15 introduced a monthly unemployment benefit (DIS-COLL), which is granted to persons enrolled exclusively in the INPS separate management scheme, who are not VAT holders and who are not pensioners. Indeed, a sphere, that of self-employment, which, although it has always been considered privileged with respect to subordinate employment, has revealed all its limitations during the two-year period 2019-2020, highlighting serious shortcomings and the absence of protections for self-employed workers, especially for those who, holders of VAT number, are excluded from the scope of application of the DIS-COLL. Law No. 178 of 2020 then introduced the Extraordinary Income and Business Continuity Allowance (ISCRO), recognised to workers enrolled in the separate management scheme who habitually carry out self-employment activities, holders of a VAT number that has been active for at least four years. This benefit, introduced on an experimental basis for the three-year period 2021-2023, is a real redundancy fund for the self-employed and responds to a logic similar to that of the redundancy fund for employees; the underlying idea was, in fact, to reduce the disparities in protection between the two forms of work.