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Storici dell’architettura e media studies: un percorso nel Novecento tra tecnologia, intrattenimento popolare e gender studies

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00_Lanteri_V_tesi.pdf (7.860Mb)
Author
Lanteri, Vanessa
Supervisor
Porcile, Gian Luca
Assistant supervisor
Giachetta, Andrea
Date
2021-07
Data available
2021-08-19
Abstract
Obiettivo principale della tesi è quello di indagare sul fatto che molti storici, teorici e critici dell’architettura, dunque persone che producono cultura architettonica attraverso strumenti che possono essere libri, articoli, pubblicazioni, immagini e non direttamente attraverso edifici, si siano occupati dei media di massa, in qualche modo comprendendo come vi sia uno stretto rapporto tra l’architettura e i media perché entrambi interagiscono con le trasformazioni sociali. Il momento nodale di trasformazione, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, avviene con la nascita del New Journalism e con la pubblicazione di Reyner Banham (1968), Triumph of Software, attraverso cui inizia questo importante cambiamento della concezione e dello studio del rapporto tra società e architettura. Si passa, metaforicamente parlando, da una storiografia hard ad una soft, dunque da studi dal punto di vista per lo più legato al rapporto tra tecnologia e società, a studi in cui si pone maggiore attenzione direttamente alle trasformazioni della società, il che darà vita alla nascita dei media studies. Sarà effettuata una comprensione in senso critico di questo importante passaggio segnato da Banham, definendo alcuni studi incentrati sulle masse e sui nuovi mezzi di comunicazione, con particolare attenzione al cinema di fantascienza. Interessante è che attraverso il saggio, che si concentra sulla figura di Barbarella, protagonista del film di fantascienza Barbarella di Roger Vadim (1968), in Banham si vede uno dei primi studi di genere in architettura. Saranno analizzati, dunque, i gender studies di due importanti teorici dell’architettura: Beatriz Colomina e Paul B. Preciado, i quali pongono attenzione sulla figura della donna in architettura, sulla concezione di sessualità all’interno dello spazio progettato e sulla nota rivista Playboy, la quale si rivela non solo carta e donne seminude, ma anche parte dell’immaginario architettonico della seconda metà del ventesimo secolo.
Type
Thesis
Collections
  • Architettura [1197]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/3862
Metadata
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