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Ipotesi di contrazione lineare della città espansa

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00_Viglierchio_L_Tesi.pdf (28.02Mb)
Author
Viglierchio, Luca
Supervisor
Galli, Giovanni
Date
2021-03
Data available
2021-08-18
Abstract
La crescita incontrollata delle città ha portato alla luce problematiche sociali e ambientali sempre più gravose. Un organismo che tende ad evolversi a fasce concentriche. Aree metropolitane che vestono totalmente il territorio, alterandone le dinamiche naturali e innescando processi talvolta autodistruttivi per l’uomo. La contrazione lineare della città è una proposta di intervento urbanistico radicale, che impone la decostruzione delle periferie con il fine di densificare, lungo corridoi di collegamento dei centri urbani, l’attività umana. Nascono delle infrastrutture viarie ad alta velocità, che collegano i nuclei urbani più popolosi della penisola e conferiscono ai centri storici e commerciali: un’attività generatrice (e rigeneratrice) della vita lungo la “città contratta”. Sono numerevoli le ipotesi architettoniche che prevedono uno sviluppo lineare della città, prima tra queste, la Ciudad Lineal de Madrid di Arturo Soria y Mata. Altrettanto interessanti sono le proposte per nuovi standard di vita di Le Corbusier, il quale fa trasparire dai suoi schizzi la volontà di separare nettamente le attività umane dalla natura circostante. La corrente Metabolista negli anni ‘60 propone soluzioni dinamico-metamorfiche per una città sempre più veloce e in continuo mutamento che molto spesso definiscono delle vere e proprie arterie infrastrutturali. Ma è dal progetto Stop-city di Dogma che la città contratta assorbe le intenzioni di separare formalmente l’attività antropica dal “mondo esterno” arrivando a definire un dialogo che nell’antitesi vede la soluzione per una possibile ridefinizione del concetto di città.
Type
Thesis
Collections
  • Architettura [1197]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/3801
Metadata
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