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dc.contributor.authorRomano, Carola
dc.contributor.authorPoggio, Francesca
dc.date.accessioned2021-02-03T16:35:36Z
dc.date.available2021-02-03T16:35:36Z
dc.date.issued2020-10
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3331
dc.description.abstractIl rapporto tra formalità e informalità è da considerarsi come punto di partenza per questo lavoro di tesi. In primo luogo si proveranno a fornire gli elementi base per poter comprendere una relazione che è nata nel momento stesso in cui è cominciato ad essere regolamentato lo sviluppo urbano, ovvero a metà del 1800, ma che è stata analizzata e studiata, per la prima volta, quasi un secolo dopo. Nel primo capitolo infatti saranno trattati, nella prima parte, lo sviluppo, le caratteristiche, le cause, le metodologie di insediamento, tipiche dell’informalità, la nascita di una nuova tipologia di povertà, quella urbana, e verrà fatta una analisi dell’interpretazione del rapporto tra formalità ed informalità, mentre nella seconda parte si analizzeranno le risposte proposte al problema dell’informalità. Tra i tanti esempi di luoghi contenitori di informalità urbana, come le favelas brasiliane, i quartieri fatiscenti ai margini delle grandi metropoli, l’esempio che è sembrato più calzante e più interessante da poter diventare il fulcro dell’elaborato è sicuramente il campo profughi. Il campo è stato scelto proprio per la sua natura contraddittoria: nasce appunto come insediamento temporaneo, che cristallizzandosi, tende ad assomigliare sempre di più ad un agglomerato urbano stabile, trasformandosi in un grande catalizzatore di informalità urbana. Nel secondo capitolo si darà vita ad una analisi plurifocale e multidisciplinare in grado di fare emergere le diverse complessità che caratterizzano il campo profughi e lo si studierà definendolo come strumento umanitario, come riflesso della società post-moderna, e come nuova forma urbana. Tra tanti i campi che sono stati studiati si è notato come alcuni elementi del campo profughi abbiano la tendenza a ripetersi, da qui la scelta di analizzare 4 campi come casi studio che comprendessero le caratteristiche più frequenti riscontrate nella maggioranza dei campi profughi a livello mondiale. Tra tutti i casi studio come luogo di progetto è stato scelto Al Arroub in quanto, essendo un campo vecchio (anno di fondazione 1950) riesce a mostrare in modo amplificato tutte le contradizioni di questa forma informale. Situato nel West Bank ed essendo stato fondato proprio in seguito allo scoppio del conflitto Israelo-palestinese , nel terzo capitolo, col fine di fornire uno spaccato della situazione socio-politica dell’area geografica, si cercheranno di riportare gli eventi più decisivi che hanno caratterizzato la storia recente della Palestina e della guerra, e come questi eventi si rispecchino nella configurazione urbana, architettonica e infrastrutturale del luogo. Si conclude il lavoro di tesi con il quarto capitolo, che comprenderà un’analisi approfondita, a livello urbano, architettonico, infrastrutturale, e sociale del campo, oggetto di studio, e con il quinto capitolo in cui verrà proposta una strategia di valorizzazione dello spazio pubblico, attraverso la rifunzionalizzazione della Cisterna romana abbandonata, intorno alla quale sorge il campo, diventando di fatto un nuovo condensatore sociale.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleRiabitare il campo. Strategie di valorizzazione dello spazio pubblico: la Cisterna di Al Arroub come nuovo condensatore socialeit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorGiberti, Massimiliano
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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