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dc.contributor.authorMacaluso, Ilaria
dc.date.accessioned2019-12-03T15:58:35Z
dc.date.available2019-12-03T15:58:35Z
dc.date.issued2019-10
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/2640
dc.description.abstractLe premesse, da cui nascono le considerazioni e i ragionamenti successivi, si basano sullo stretto legame che da sempre unisce l’architettura con le arti plastiche, figurative e sulle loro molteplici e reciproche relazioni. L’esempio più produttivo di questo rapporto è rappresentato, senza dubbio, dalle Avanguardie Artistiche, tra le quali il movimento Futurista è l’espressione di un periodo storico ricco di profonde trasformazioni. Tra i caratteri principali delle Avanguardie si fa riferimento, in qualità di tendenza per certi versi comune tanto alla ricerca architettonica contemporanea quanto al luogo di progetto (Tokyo) all’idea di un’architettura dal carattere mobile, temporaneo e legato al mito della macchina. Ci si imbatte, così, nel tema della transitorietà, del temporaneo e dell’effimero, che porta all’adattamento dell’architettura verso un tipo di società che si delinea di generazione in generazione. Si propone, in questo modo, la visione di un’architettura che di epoca in epoca tesse un rapporto con la società da cui è prodotta, di cui esprime i bisogni materiali e spirituali. Si tratta dell’emblema di un’architettura che rispecchia i cambiamenti alle porte, che si caratterizza per la sua rispondenza estetica alla sensibilità di una determinata era, ma anche di un’architettura dal carattere singolare, capace di adattarsi alle mutevoli condizioni proposte dal progresso scientifico. La visione urbana che si sviluppa, anela un preciso progetto e nuovi principi: equivalenza tra forma e struttura, negazione di norme e regolamenti impositivi, responsabile anarchia, arte per l’arte. E per le Avanguardie, il potere di ispirare va oltre il potere di influenzare: la trasmissibilità dell’insegnamento risiede nella molteplicità degli spunti interpretativi che esso riesce a fornire. Le influenze e le immagini dei Movimenti non si discostano poi così tanto dalla realtà contemporanea in termini di provocazioni, atteggiamenti e stimoli. L’architettura odierna è estremamente attenta alle relazioni con l’attuale contesto sociale (ma anche propagandistico), da cui sorgono significative modificazioni nell’approccio alla progettazione. Essa, se da un lato è sempre più spesso libera, transdisciplinare ed ibrida, dall’altro appare sempre meno coerente e sempre meno definita, sia nella forma che nelle funzioni. L’architettura diviene espressione, simbolo ed allo stesso tempo specchio di una società culturalmente e socialmente diversificata, dove il divenire delle immagini del quotidiano conduce le forme espressive verso il provvisorio. Nella consapevolezza che il cambiamento sia l’essenza dello spirito del contemporaneo, nonché condizione necessaria per l’evoluzione ed il progresso, l’architettura si adegua e induce a mutare l’opinione comune che essa debba essere fatta per durare nel tempo. Tra le dimensioni urbane contemporanee che rispecchiano queste idee, vi è senza dubbio quella delle megalopoli giapponesi, a partire dall’idea di progresso che implica il ricorso ad una tecnologia sempre più sofisticata, e nella cui produzione il Giappone ha affermato una leadership mondiale. Tematica interessante, viene fornita dal tema della transitorietà: gli edifici dell’Estremo oriente sono progettati per una vita media che non superi un quarto di secolo, così che ogni generazione possa fabbricarsi la propria versione temporanea del monumento stesso. L’architettura tradizionale giapponese, infatti, aveva come obiettivo non la durabilità dei materiali o delle costruzioni come in occidente, ma la durabilità della concezione del costruire: non esiste un metodo più chiaro per esprimere il passaggio delle generazioni di quello che si coglie in opere realizzate con materiali, tecniche e tecnologie del tutto temporanei e contemporanei. Si individua un’altra importante tematica affine alle Avanguardie, anche se per aspetti diversi, nella tradizione giapponese per cui l’arte più grande si manifesta nella più assoluta semplicità: il rigore minimale delle architetture e degli ambienti, sottende non solo un preciso gusto estetico ma una vera e propria filosofia di vita. Essa diventa un metodo che nasconde o rifiuta qualsiasi elemento non essenziale, al fine di ottenere un'estrema leggerezza, apertura e un ambiente confortevole, in grado di migliorare la vita umana. Le riflessioni proposte in questa tesi, vengono espresse nel legame tra architettura, tecnica, arte ed avanguardie, attraverso il progetto e la rappresentazione di una torre. Lo spunto è ripreso dal tema di un concorso presentato da ReThinking Competitions nel 2018, da realizzare nella città di Tokyo, megalopoli dove cambiamento e rinnovamento proseguono senza sosta da oltre cento anni. Con questo scritto si vuole riflettere un particolare punto di vista della storia, quella dell'architettura che guarda alle altre arti, concretizzandolo nella stretta connessione di alcuni aspetti e ragionamenti della ricerca artistica e tecnica, compiuta poco più di cent’anni fa dalle Avanguardie Artistiche. Ciò avviene, all’interno del contesto urbano contemporaneo, attraverso il progetto della Torre e le sue rappresentazioni all’interno della realtà metropolitana di Tokyo, compresa nelle sue problematiche strutturali, nonché da un punto di vista più tradizionale.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleUna torre a Tokyo: fenomenografia di atmosfere avanguardisteit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorScelsi, Valter


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