I Poli fanno Centro. L'Università riporta in quota Genova a partire dai Centri Direzionali

Abstract

Il rapporto tra la città e l’università può rappresentare per Genova un’opportunità fondamentale per avviare processi di rigenerazione urbana. Nell’ultimo secolo, il tessuto cittadino del centro di Genova è stato profondamente influenzato dallo sviluppo di centri direzionali come quelli di Madre di Dio e Piccapietra, nati in seguito alla stesura del piano regolatore generale del 1930 ma sviluppati secondo piani particolareggiati distinti. Questi poli, ad alta concentrazione di uffici pubblici e privati, hanno da tempo evidenziato una forte sconnessione sia tra loro che con il resto della città. La funzione di questi centri ne limita già l’attività all’orario lavorativo, alimentando fenomeni di degrado nelle ore serali. A questo fenomeno si aggiungono il progressivo spostamento delle attività direzionali verso l’esterno della città e la condensazione degli spazi lavorativi, accelerato dalla diffusione dello smartworking, dal crescere della digitalizzazione del lavoro e dalla diffusione di soluzioni come il coworking. In parallelo, il cuore della città sta assistendo ad un fenomeno inverso: il rafforzamento della presenza universitaria. Il trasferimento del Dipartimento di Architettura della Scuola Politecnica da Albaro e del Dipartimento di Scienze della Formazione della Scuola di Scienze Sociali da via Balbi ha portato alla nascita del Polo universitario di Sarzano, proprio nel centro storico. Questa nuova realtà accademica, che si integra con un contesto urbano ricco di attività culturali e commerciali, rappresenta un’opportunità per riattivare e riconnettere le aree circostanti, trasformando spazi storicamente destinati a funzioni produttive in luoghi di incontro e creazione di spazio pubblico. L’università, dunque, si riappropria del centro storico, portando nuova vitalità e stimoli culturali, mentre i centri direzionali si allontanano o condensano, aprendo la strada a un ripensamento complessivo del ruolo e dell’uso degli spazi urbani nel cuore della città.

The relationship between the city and the university can represent a fundamental opportunity for Genoa to start urban regeneration processes.

In the last century, the urban fabric of the center of Genoa has been profoundly influenced by the development of business centers such as those of Madre di Dio and Piccapietra, born following the drafting of the general master plan of 1930 but developed according to distinct detailed plans. These poles, with a high concentration of public and private offices, have long shown a strong disconnection both with each other and with the rest of the city. The function of these centers already limits their activity to working hours, fueling phenomena of degradation and insecurity in the evening hours. Added to this phenomenon is the progressive shift of management activities outside the city and the condensation of work spaces, accelerated by the spread of smart working, the growth of the digitization of work and the spread of solutions such as coworking. At the same time, the heart of the city is witnessing an inverse phenomenon: the strengthening of the university presence. The transfer of the Department of Architecture of the Polytechnic School from Albaro and the Department of Education of the School of Social Sciences from Via Balbi led to the birth of the University Campus of Sarzano, right in the historic center. This new academic reality, which integrates with an urban context rich in cultural and commercial activities, represents an opportunity to reactivate and reconnect the surrounding areas, transforming spaces historically intended for productive functions into places of meeting, exchange and creation of public space. The university, therefore, regains possession of the historic center, bringing new vitality and cultural stimuli, while the business centers move away or condense, paving the way for an overall rethinking of the role and use of urban spaces in the heart of the city