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dc.contributor.authorMontaruli, Ilaria
dc.contributor.authorRivara, Francesca
dc.contributor.authorSobrato, Emi
dc.date.accessioned2021-08-19T15:41:37Z
dc.date.available2021-08-19T15:41:37Z
dc.date.issued2021-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3899
dc.description.abstractLa ricostruzione e il recupero edilizio sono due temi sui quali sono aperti ampi dibattiti nel panorama architettonico nazionale ed internazionale, soprattutto se legati al tema della ricostruzione post-trauma, ovvero quel delicato momento in cui, a causa di un evento naturale o antropico, la popolazione viene, privata di un pezzo di sé e della sua quotidianità, creando una frattura non solo visiva nell’edificato colpito, ma soprattutto psicologica. Questa frattura viene ancora di più amplificata quando vengono colpiti simboli della propria città, che hanno sempre rappresentato un punto saldo d’incontro per la comunità e per i turisti, attratti dalle millenarie storie che questi manufatti possono raccontare attraverso le loro mura. Esempi di trauma, purtroppo, se ne possono citare molteplici, avvenuti solamente in questi primi anni del XXI secolo, e alcuni conosciuti mediante i numerosi reportage dei media: uno dei fatti più recenti, risalente al 15 Aprile 2019, è l’incendio nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, uno dei simboli indiscussi della storia dell’architettura e dell’arte francese, conosciuto in tutto il mondo. Numerosi sono gli esempi presenti sul suolo nazionale: dalla caduta del Ponte Morandi il 14 Agosto 2018, alle numerose vicende telluriche avvenute tra il 2009 e il 2017 che hanno colpito numerose regioni del centro Italia, tra cui l’Abruzzo, l’Emilia-Romagna, il Lazio, le Marche e l’Umbria. In questi casi, non sono stati gravemente danneggiati solamente edifici simbolo, come le numerose basiliche e cattedrali medievali presenti sul territorio, oppure i palazzi pubblici e amministrativi, ma anche gli edifici urbani e rurali presenti nei numerosi comuni colpiti dal sisma e che asserivano al ruolo di abitazione per la popolazione. La città di Norcia rappresenta un esempio della situazione appena descritta in quanto, durante l’ultimo sciame sismico avvenuto tra il 2016 e il 2017, ha subito numerosi danneggiamenti diffusi nell’abitato di matrice medievale, colpendo altresì numerose architetture identitarie per la città, come la Chiesa di Sant’Agostino, la Basilica di Santa Maria Argentea, il Palazzo Comunale, e la Basilica di San Benedetto, la quale è stata protagonista di un Bando di Gara pubblicato il 6 Aprile 2020 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana per la sua conservazione e ricostruzione. L’interesse personale per la conservazione e il restauro dei beni architettonici e la voglia di confrontarsi con un Bando di Gara di richiamo internazionale, ci ha fatto avvicinare al tema della ricostruzione post-trauma e ai diversi significati in cui essa può essere declinata all’interno di un panorama architettonico, considerando come tale quello di Norcia e della Basilica di San Benedetto. La tesi, quindi, si articolerà in due parti principali: la prima introdurrà il tema della ricostruzione sopracitato, e della situazione di vulnerabilità del panorama nazionale, mentre la seconda si dedicherà alla stesura della proposta progettuale per la ricostruzione della Basilica di San Benedetto, preceduta da un’attenta fase di analisi, in modo tale da cercare di sopperire ed integrare un vuoto lasciato da un trauma.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleLa ricostruzione post-trauma della Basilica di San Benedetto a Norciait_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorMusso, Stefano Francesco
unire.assistantSupervisorFranco, Giovanna
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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