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dc.contributor.authorSaturnino, Rachele
dc.date.accessioned2021-08-18T17:40:39Z
dc.date.available2021-08-18T17:40:39Z
dc.date.issued2021-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3841
dc.description.abstractChe cosa significa abitare? In che modo si manifesta? Il fenomeno ci appartiene così intimamente da rendere insufficienti le parole che servirebbero a definirlo. All’ineffabile del vissuto meglio si addice l’evocazione letteraria, poetica. Per questo mi servirò delle parole di autori e poeti del Novecento. Entrerò nelle case dei loro protagonisti per raccontare il sentimento dell’abitare. Ma abitare è un’esperienza che si manifesta nella concretezza della vita quotidiana e per questo può essere parlato per figure. Per farlo, indagherò l’abitare là dove maggiormente si rivela, nelle sue tracce, nei segni che dissemina nel suo dominio, creando un’iconografia dell’abitare dove affiorano la sua fisionomia, i suoi connotati essenziali, in altre parole, i suoi archetipi. C’è un’indissolubile corrispondenza tra il vivere e l’abitare, che riassume in sé i caratteri biologici dell’esistenza. È l’espressione fisica di esigenze ancestrali: riparo, identità, appartenenza. Dal latino habitare i primi indizi lessicali: il significato di “tenere, possedere” insiste nella sua forma frequentativa di “avere abitualmente, continuare ad avere” che apre il verbo alle sue figure primarie: possedere, permanere, apparire, identificarsi, legare a sé, appartenere. Abitare è “avere consuetudine in un luogo”, luogo che nella continuità dell’esperienza individuale diviene per definizione abitazione, casa, ovvero dimora. Protagonista dell’abitare è l’uomo, colto nella sua materialità di corpo, che si definisce per il suo situarsi in uno spazio che possiede e al quale contemporaneamente appartiene. In questo senso la casa diviene custode di tracce identitarie, di manufatti da cui prendono forma ricordi, momenti e soprattutto modi di essere. “La casa è un corpus di immagini” (Gaston Bachelard, La poetica dello spazio (1957), Edizioni Dedalo, Bari 2015.) Ogni capitolo presenta un archetipo e ogni archetipo presenta un carattere dell’abitare. La scelta del termine deriva dalla presa di coscienza del valore simbolico della casa stessa, che può essere compresa e descritta alla luce di “immagini primordiali”. L’archetipo è in sé un elemento vuoto, formale. Ed è proprio la forma ad essere ereditaria di generazione in generazione. Le illustrazioni che accompagnano ogni archetipo hanno lo scopo di guidare il lettore attraverso l’esperienza di ogni personaggio, dentro case che, seppure immaginarie, evocano sentimenti reali dentro cui ogni uomo può immedesimarsi. “Poeticamente abita l’uomo” (Friedrich Hölderlin) Abitare è un evento. È un atto complesso e denso di significati che si manifesta ogni qualvolta entriamo in contatto con la nostra casa poiché, in quella percezione sensibile, risiede il collegamento tra noi e la nostra abitazione. Abitare poeticamente vuol dire essere toccato dall’essenza delle cose, richiede un approccio fenomenologico. La casa fenomenologica è quella dell’uomo tutto teso a trovare il contatto ingenuo con le cose, nel tentativo di descrivere un’esperienza così com’è, nella sua “attualità”.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleArchetipi letterari dell'abitareit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorGalli, Giovanni
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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