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dc.contributor.authorCollu, Marta
dc.contributor.authorPicozzi, Pierre
dc.date.accessioned2021-08-18T15:22:18Z
dc.date.available2021-08-18T15:22:18Z
dc.date.issued2021-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3823
dc.description.abstractDairy beauty è una ricerca per un materiale e un prodotto derivati dallo scarto del latte, sostenibili e innovativi, nati per esplorare la possibilità per la cosmetica di sostituire i polimeri derivati dai combustibili fossili. Per illustrare il processo progettuale l’elaborato è stato suddiviso in tre parti: la prima parte affronta la prima macro-problematica a cui il progetto si propone di rispondere: la plastica nell’industria della bellezza. Si propone un inquadramento approfondito sul tema della plastica: partendo dalla definizione del materiale e dalla descrizione delle caratteristiche che ne hanno determinato il successo e la straordinaria diffusione, si passa - con un rapido sguardo ai dati globali e con particolare riferimento all’UE e all’Italia - alla comprensione degli effetti della sua vasta produzione come materia prima sulla derivante ed inarrestabile generazione dei rifiuti plastici, per giungere a descrivere gli impatti distruttivi di questi sugli ecosistemi e le implicazioni sulla nostra salute. In seguito si restringe il campo di ricerca e di azione con un focus sull’industria cosmetica, emersa tra le maggiori responsabili di questi impatti dannosi sia per l’ambiente che per il consumatore, con un consistente impiego di materiale plastico sia per il packaging, sia per le formule dei prodotti che propone ad un pubblico sempre più ampio, ma fortunatamente anche sempre più attento e consapevole nei propri acquisti. I dati raccolti dimostrano infatti la necessità e l’avvio, anche in questo settore, di un’inversione di tendenza, di una svolta “green” che oltre alla moda insegue un reale impegno per migliorare il rapporto con l’ambiente. Si prenderanno in analisi diverse strategie adottate dai brand cosmetici, con particolare attenzione alla “cosmesi decorativa” (del trucco o “make up”) cercando di cogliere “luci e ombre” di questi nuovi approcci sostenibili e spunti utili per una progettazione consapevole del prodotto beauty. Nella seconda parte l’attenzione si sposta su un altro problema, quello dello spreco del cibo, interpretandolo tuttavia come una possibile risposta a quello precedentemente descritto: una risorsa a cui il progetto Dairy Beauty potrà attingere per formulare la sua soluzione, lavorando e ragionando in particolare sullo spreco del latte. In questa seconda sezione infatti, si introduce il tema “food waste”, cercando di fare chiarezza sulla definizione e sulla situazione attuale: lo spreco delle risorse alimentari è una questione preoccupante che riguarda tutta la filiera, dalla coltivazione nei campi a quando gli alimenti raggiungono la tavola, con una perdita che ammonta a 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecate annualmente. Le ricerche prese in esame raccontano le principali cause e gli impatti di una tale perdita, dal punto di vista ambientale, economico e sociale, nel mondo, in Europa e in Italia. Il progetto Creative Food Cycles si inserisce in questo contesto come portavoce di un cambio di punto di vista rispetto al concetto di “scarto” e della necessità di proporre nuove strategie e soluzioni che istituzioni, produttori, consumatori possono adottare per favorire il passaggio ad un’economia circolare. Si enfatizza l’importanza del ruolo del design nell’indagine e nello sviluppo di queste soluzioni, passando in rassegna progetti di prodotti che dimostrano la centralità del biobased e del compostabile, sviluppati proprio a partire dal recupero del cibo invenduto o scartato. La tendenza all’upcycling dello scarto alimentare oggi riguarda anche la cosmetica: difatti quello che non è più vendibile o consumabile ha ancora le caratteristiche per nutrire, ad esempio, la pelle del viso o del corpo. In seguito si restringe il campo allo spreco del latte, che rientrando nella categoria dei prodotti deperibili si identifica tra gli alimenti più sprecati: si indaga su quali delle diverse tipologie di latte siano maggiormente scartate, per quali ragioni e in quali specifiche fasi della filiera alimentare. Una breve descrizione della composizione e delle sue proprietà apre il racconto dei progetti che hanno già compreso, interpretato e sfruttato le grandi potenzialità che questo alimento è in grado di offrire, diventando tessuto, materiale bioplastico, base per creme e prodotti cosmetici. Al fine di un’ottimale comprensione di questa sezione è necessario sapere che, nonostante la crescente importanza dello spreco alimentare nell’agenda politica mondiale, le informazioni riguardo tale spreco, soprattutto in Italia e in particolare quello del latte, sono scarse e frammentate, in quanto è solo da pochi anni che si sta procedendo ad una raccolta e ad un’analisi sistematiche dei dati a riguardo. Inoltre, la mancanza di una metrica univoca per analizzare la portata dello spreco alimentare e di una definizione comune per definirlo, sono problematiche che comportano difficoltà nella raccolta di informazioni precise. I dati pervenuti si riferiscono infatti principalmente alla categoria più estesa dei prodotti lattiero-caseari, che si colloca sempre in prima linea a livello di spreco insieme a prodotti come carne e pesce, superato solamente dal comparto alimentare della frutta e della verdura. La ricerca presentata è una raccolta di dati in origine frammentati, poi integrati da indagini condotte sul campo interpellando diversi attori della filiera del latte per individuare le fasi e le motivazioni in cui e per cui avviene il maggior spreco di questo prezioso alimento. Il latte fresco, come prodotto deperibile e dalla shelf-life breve, nella sua fase di distribuzione sembra infatti contribuire in misura considerevole allo spreco alimentare, così come nella fase iniziale della produzione sembrano verificarsi notevoli sprechi per cause legate principalmente alla sovrapproduzione. Anche la trasformazione del latte nell’ampia varietà di prodotti da esso derivati apporta un notevole contributo, con la generazione in grandi quantità di un sottoprodotto ormai piuttosto noto: il siero di latte. Una volta descritte le soluzioni più comuni che vengono oggi indicate dalle istituzioni e adottate come vedremo, non sempre dagli attori della filiera per gestire questi sprechi, si esamineranno alcuni casi studio che raccontano esperienze ed usi innovativi di questo scarto, per dimostrare le sconfinate opportunità che esso può fornire. In quanto utile agli scopi del progetto, si approfondirà l’uso del latte e del siero di latte nell’ambito degli ingredienti cosmetici e come nuovo materiale organico alternativo a quelli derivanti da fonti non rinnnovabili solitamente utilizzati per il packaging. La terza parte racconta il progetto e le sperimentazioni per ottenere il materiale e ricavarne i prototipi. Dairy Beauty è infatti il concept di un brand di cosmetica e make up 100% naturale, plastic free e zero waste, sia nel packaging che nelle formulazioni. Il progetto propone un materiale e un prodotto derivati dal latte in eccedenza recuperato da supermercati, bar, allevamenti e caseifici. Il materiale, chiamato Galapac, è totalmente compostabile e nasce per esplorare la possibilità per la cosmetica di sostituire i polimeri derivati dai combustibili fossili con un materiale di scarto organico; parallelamente, il latte recuperato si presterà a diventare un ingrediente prezioso, benefico, innovativo e sostenibile da utilizzare per la formulazione di prodotti cosmetici di make up pregiati e dalle proprietà curative e idratanti. Per raccontare il progetto occorre precisare che verranno presentate le sperimentazioni e i prototipi che riguardano il solo materiale e il concept del prodotto: ad oggi infatti non è stata ancora avviata quella che sarebbe una fondamentale collaborazione con aziende competenti per realizzare la formula: accertarne la stabilità e la sicurezza, oltre che la compatibilità con il packaging stesso, è infatti un’operazione che richiede una costante ed onerosa ricerca scientifica in laboratori altamente specializzati nella sperimentazione e nell’analisi chimico-fisico-biologica. Il processo mediante il quale si possono ottenere i prodotti Dairy beauty inizia in modo simile alla produzione del formaggio, utilizzando il calore per separare la cagliata dal siero liquido, accelerando questo processo con l’aggiunta di un elemento acido naturale, sostenibile, economico e di facile reperibilità: l’aceto. L’aceto fa separare le particelle di caseina sospese nel latte dalla parte liquida del siero: dalla caseina si forma una massa pastosa che verrà opportunamente lavorata per comporre il packaging, mentre dal siero si ricava l’ingrediente da cui in futuro si potrà elaborare una speciale formula cosmetica. Il Galapac mira a sensibilizzare sull’uso smodato della plastica, ma anche di altri materiali, nel settore cosmetico e del make up: abbiamo riflettuto sul fatto che tutti hanno una durata di gran lunga superiore a quella del prodotto che contengono. Il nostro scopo è stato allora progettare un materiale che si esaurisse insieme al prodotto, senza lasciare alcuna traccia permanente sul Pianeta. Questo ci è sembrato importante perché parliamo di prodotti che usiamo tutti giorni e acquistiamo in gran quantità, e se non li gettiamo perché consumati, sono anche prodotti che, specialmente se naturali, hanno una scadenza in genere inferiore ai 30 mesi. La caseina, proteina nobile del latte conferisce al Galapac forza e resistenza e al tempo stesso un aspetto candido e delicato, quasi ceramico, ma con un tocco caldo e vellutato. Si presta alla realizzazione di oggetti piccoli e preziosi, in quanto, almeno per il momento, non può essere plasmato, ma dev’essere prodotto in forma di lastre o tubi di spessore ridotto (< 5 cm) e poi lavorato artigianalmente o industrialmente una volta completamente solidificato, mediante taglio, incisione e limatura. Resiste molto bene a sollecitazioni statiche e dinamiche, ha una buona flessibilità che aiuta durante gli urti o stress di qualsiasi tipo. Resiste a temperature elevate essendo di per sé un materiale termoindurente. Resiste al contatto prolungato con l’acqua anche per diversi giorni. Per la sua porosità si presta bene all’assorbimento del colore, sia per immersione che per miscelazione con pigmenti secchi o liquidi (se concentrati). Si può così ottenere un’ampia gamma di colori e sfumature, con effetti marmorei e screziati. Nelle nostre sperimentazioni lo abbiamo miscelato con spezie e ingredienti naturali, anche per sfruttarne effetto antibatterico e anti odore, notando come il materiale ne assorba e mantenga le profumazioni. Lo studio dei prodotti come prototipi si è focalizzato sul garantire un’esperienza d’uso e d’acquisto quanto più personale, libera e agile, progettando e proponendo un’assortimento sulla base di: - tipo di formula: in crema compatta o in polvere, evitando i prodotti a base d’acqua per motivi di sostenibilità e per favorire la durata e la resistenza del packagin in Galapac. Le formule sono pensate per essere all-in-1, versatili, fluide, da interpretare liberamente in base ai gusti e alle necessità; - taglia: in base alle proprie esigenze come frequenza e quantità d’uso o necessità di portarli sempre con sé, si può scegliere tra 3 formati diversi, quello small da 2ml, medium da 4ml e large da 8ml; combinazioni di colore del packaging: secondo il proprio gusto si può scegliere tra svariate combinazioni di colore per il top e per la base del pack.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleDairy beauty from milk to zero waste cosmeticsit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorGausa Navarro, Manuel
unire.assistantSupervisorRonco Milanaccio, Alessia
unire.assistantSupervisorTucci, Giorgia
unire.assistantSupervisorSAntulli, Carlo
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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