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dc.contributor.authorDeluca, Elise
dc.date.accessioned2021-08-18T13:34:01Z
dc.date.available2021-08-18T13:34:01Z
dc.date.issued2021-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3816
dc.description.abstractLa crescente richiesta di beni e servizi da parte degli enti pubblici ha determinato un incremento delle spese che la pubblica amministrazione deve sostenere. Secondo quanto affermato in una Comunicazione dell’Unione Europea, “Appalti pubblici per un ambiente migliore”, «Ogni anno le amministrazioni pubbliche europee spendono l’equivalente del 16% del prodotto interno lordo europeo per l’acquisto di beni, quali attrezzature da ufficio, materiali da costruzione e veicoli da trasporto, o servizi, quali manutenzione degli edifici, servizi di trasporto, servizi di pulizia e ristorazione, e opere» . Questo, insieme al forte impatto che tali beni hanno sull’ambiente, ha contribuito alla nascita di prodotti e servizi “green”, ovvero prodotti sostenibili, volti a limitare il consumo delle risorse e riciclabili a fine ciclo di vita. Un impulso significativo a tale proposito è stato dato dal “Libro verde sulla politica integrata relativa ai prodotti” che ha introdotto un approccio diverso per ridurre gli impatti ambientali dei prodotti e dei servizi. Infatti, come lo stesso comunicato afferma, «I prodotti sono essenziali per la ricchezza della nostra società e per la qualità della vita che conosciamo. Il maggiore consumo di prodotti, tuttavia, è anche la causa diretta o indiretta di gran parte dell’inquinamento e della riduzione delle risorse che caratterizza la nostra società. La sfida è dunque raggiungere uno sviluppo equo per tutti gli esseri umani, comprese le future generazioni, conservando al contempo l’integrità dell’ambiente mondiale […]. I prodotti del futuro dovranno utilizzare minori risorse, presentare un impatto e rischi inferiori per l’ambiente ed evitare la produzione di rifiuti fin dalla fase di progettazione» . L’obiettivo che si pone il Libro verde è quindi quello di promuovere lo sviluppo di prodotti più ecologici. È proprio con questo intento che negli anni si sono diffusi diversi strumenti atti a migliorare le prestazioni ambientali di beni e prodotti ma anche di servizi, imprese e organizzazioni. Tra questi vi sono: le etichettature ecologiche, tra cui Ecolabel, nate per certificare l’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi offerti dalle aziende; le dichiarazioni ambientali di prodotto (DAP); le metodologie di analisi del ciclo di vita (LCA); l’impronta di carbonio (Carbon footprint); strumenti finalizzati alla riduzione degli impatti ambientali delle procedure di acquisto delle pubbliche amministrazioni (Acquisti verdi o Green Public Procurement); ecc. La pubblicazione del Libro verde e i successivi provvedimenti hanno portato l’Europa verso un’economia più “circolare”. Quanto fatto finora però non è sufficiente, soprattutto in ambito pubblico dove gli strumenti volti a ridurre gli impatti ambientali, soprattutto quelli utilizzati nelle procedure di acquisto dalle pubbliche amministrazioni, sono ancora poco conosciuti, così come le caratteristiche ambientali che i prodotti stessi dovrebbero avere per essere più sostenibili. Ciò ne impedisce la loro diffusione nel panorama internazionale e va ad ostacolare le scelte da prendere in fase di appalti pubblici. L’obiettivo di questa tesi è proprio quello di andare ad analizzare le principali normative oggi vigenti in materia e approfondire i sistemi necessari a raggiungere valori di sostenibilità ambientale discreti anche nell’ambito delle pubbliche amministrazioni.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleI criteri ambientali minimi. Analisi normativa, caso studio con relativa analisi di conformitàit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorMagliocco, Adriano
unire.assistantSupervisorCanepa, Maria
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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