Show simple item record

dc.contributor.authorRonco, Giorgia
dc.date.accessioned2021-08-18T10:43:16Z
dc.date.available2021-08-18T10:43:16Z
dc.date.issued2021-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3799
dc.description.abstractLa conoscenza verso i materiali locali e il clima hanno permesso una costruzione specifica e attenta dell’architettura, in ogni parte del mondo, adattata ad ogni condizione meteorologica. Ciò che i nostri occhi vedono ogni giorno è ciò che ci fa sentire nel luogo conosciuto, i materiali che utilizziamo da secoli ci danno sicurezza e protezione all’interno delle nostre architetture. Questo porta lo studio dell’architettura verso un approccio tradizionale e l’utilizzo di materiali locali, dando fiducia alla costruzione. Da queste considerazioni nasce l’idea di affrontare il progetto in Kenya, nella Contea di Makueni con un approccio tradizionale, studiando i principi base dei villaggi Masai e adattandoli a tecniche più innovative e funzionali al clima particolare della regione. La prima attenzione verso la tribù è stata concepire cosa fosse importante per loro, da dove provenisse la loro ricchezza e cosa gli desse il valore. Ecco come nasce il primo luogo che si incontra nel progetto: un grande cerchio centrale, un accesso ampio ma protetto da una struttura che grazie alla sua trasparenza ci fa intuire il giardino botanico che si trova all’interno. Solamente una volta superato questo punto ci si ritrova in luogo che, per un istante, ci trasporta con la mente in uno spazio lontano, surreale. L’albero centrale è l’origine della vita, il baobab, conosciuto come albero curativo, richiamando una delle funzioni principali del progetto, il centro medico. Richiama inoltre il concetto del villaggio Kamba, tribù appena confinante a quella Masai, che riconosce l’albero come cuore del villaggio. Risalendo la scalinata che si trova dalla parte opposta dell’accesso al giardino troviamo il centro polifunzionale, che si divide, attraverso il concetto di zooming, in due aree principali; sul lato sud troviamo il cuore pulsante del centro, riconosciuto dalle zone di studio e di lavoro, immaginato come luogo dinamico e vivo. Chiaro il richiamo all’architettura circolare tradizionale delle capanne e l’utilizzo della lamiera come copertura, ma la chiave è moderna e attenta alle condizioni meteorologiche locali. L’inclinazione è in direzione est-ovest limitando l’accesso del vento da est, che soffia nella maniera più importante, fino ad aprirsi ad ovest in modo da favorire l’ingresso della ventilazione. Grazie allo sbalzo di 60 cm lo spazio interno è protetto dalle importanti piogge keniote; l’inclinazione permette anche l’accesso della luce solare. Le strutture sottostanti proteggono il caldo proveniente dal sole africano e l’umidità grazie alle costruzioni in sacchi di terra stabilizzata, chiamata Earthbag, progettata dall’architetto iraniano Nadar Khalili. Queste cupole hanno il vantaggio di ricordare l’architettura tradizionale e di utilizzare materiali locali, riducendo i costi di trasporto e limitando l’utilizzo di cemento, noto produttore di anidride carbonica. Un’ampia vista del territorio circostante è garantita dalla grande struttura in legno che sormonta le cupole di quest’area con uno spazio dedicato al lavoro in team e di workshop. Nel versante nord si trova la zona abitativa, immaginata come luogo intimo e tranquillo, dove la vita procede lenta nella sua quotidianità. Abbiamo così l’incontro della terra, materiale di costruzione, e del cerchio, la forma della struttura, generanti della vita, tranquilla e dinamica allo stesso tempo, all’interno del centro polifunzionale nel cuore della Savana del sud.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleTerra, cerchio, vita. Centro polifunzionale Makueniit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorLepratti, Christiano
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


Files in this item

Thumbnail

This item appears in the following Collection(s)

Show simple item record