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dc.contributor.authorBanchellini, Greta
dc.date.accessioned2021-08-18T07:39:38Z
dc.date.available2021-08-18T07:39:38Z
dc.date.issued2020-12
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3787
dc.description.abstractMai come in questo momento, dopo il crollo del viadotto sul Polcevera, la Val Polcevera, in particolare la bassa Val polcevera ha focalizzato su di se sguardi di interesse sulle varie problematiche insite nel territorio: abbandono di vecchi insediamenti industriali e produttivi, trascuratezza ambientale e del sistema infrastrutturale. Gli anni 90 del 900 hanno visto un passaggio fondamentale nella crescita della città, ovvero la dismissione di quella che è stata l’età industriale della valle, al colmo di una crisi cominciata nel periodo post bellico crisi dopo la conversione di numerose attività e un conseguente riassetto e riutilizzato di queste aree. Il mio progetto si inserisce in questo contesto di riappropriazione da parte della città di aree dismesse di importanza storico culturale come quella della ex fabbrica Mira Lanza. Costruita nel 1873, la fabbrica subisce diversi rifacimenti nel corso della sua storia, prima a seguito di un incendio nel 1903 che la compromise particolarmente e poi per le diverse esigenze che si rendevano necessarie nel corso del tempo fino ad arrivare agli anni ’60 quando cominciò il suo declino e infine fallimento che ne comportò la rovina e l’abbandono ancora in corso. Negli ultimi venti anni la fabbrica è tornata alla ribalta della cronaca oggetto di numerosi propositi di recupero, poi andati a perdersi tra la burocrazia e gli elevati costi della proprietà. Ad oggi il sito vive in una costante rovina e stato di abbandono. E’ impossibile valicare il confine delle sua mura che cingono e chiudono la Mira Lanza in se stessa e alla città. Il progetto verte quindi sulla riapertura di questa area alla città che la circonda, alla infrastrutture la attraversano: il primo passo è stato quello quindi di prepara un immediato rapporto con il tessuto urbano con lo scopo di riportare l’area alla fruizione di tutti, eliminando quindi i confini murari e aprendola su entrambe le strade che la percorrono intorno. Lo stato di fatto della maggior parte degli edifici che la compongono è precario e instabile, presenta crolli nei soffitti e nelle coperture, strutture portanti compromesse, per cui, a seguito di rilievi, si individuano gli edifici più compromessi e se ne prospetta la demolizione, si conservano quelli più stabili e architettonicamente più rilevanti: non esistono edifici vincolati né di particolare pregio architettonico, la struttura è stata ricostruita, ampliata e rivista più volte fino agli anni 50, conservando all’ingresso l’unico edificio di rilievo architettonico, dal tratto razionalista. Le demolizioni interessano il 46% della volumetria del costruito, il rimanente viene conservato e in alcuni casi ampliato con strutture temporanee in acciaio. La percorribilità dell’area è totale in tutta la sua pavimentazione, si individuano dei tracciati pedonali che indicano una direzione ma non sono esclusivi di percorrenza. I percorsi interni seguono gli assi dati dallo sviluppo longitudinale della fabbrica e dagli assi che invece provengono dal contesto urbano, tagliando e aprendo nuove strade pubbliche, facendosi linee di apertura tra gli edifici. La Mira Lanza si contraddistingue nel suo stato di fatto per una forte presenza di vegetazione, del tutto spontanea, sia a terra che sulle coperture. Per questo il progetto si predispone nella conservazione della natura incontrata, nell’incremento e nella permeabilità a questa degli edifici. Questa infatti si declina come un paradigma, prima metodica, poi libera di correre e bucare le strutture murarie per poi percorrerle da parte a parte. Le riflessioni sull’aspetto paesaggistico hanno portato a delle scelte progettuali che rimandano anche alla storia della valle, insieme a delle logiche sociali analizzate nell’arco degli ultimi 20 anni conducono a fare determinate considerazioni. 1) L’ università di Scienze Naturali con i suoi orti e la sua grande serra attinge dal passato pre-industriale della Val Polcevera, prevalentemente agricola fino al XVIII secolo. Inoltre la realizzazione di un polo universitario comporterebbe un approccio costante e giornaliero in un area della città che viene vissuta prevalentemente per esigenze commerciali finalizzate. 2) Da un punto di vista sociale la Bassa Val Polcevera viene inserita dal Comune di Genova tra le zone a rischio emergenza a causa della concomitanza di un alto tasso di anziani soli, famiglie uni-personali, reddito minimo imponibile, disoccupazione, scolarizzazione, partecipazione al voto. Ho ritenuto interessante a seguito pensare ad una struttura adibita a residenza speciale, dove è possibile risiedere per un periodo limitato di tempo destinata ad anziani, genitori single e studenti, in un ottica di condivisione e assistenza nei confronti della persona più in difficoltà . Qui, oltre che soggiornare è possibile svolgere attività riabilitative per il fisico e di svago. Gli studenti hanno un edificio a loro dedicato per la zona notte, mentre i momenti di condivisione della giornata sono in comune con gli altri inquilini della residenza speciale. 3) Infine spazi dedicati alla comunità tutta: un mercato permanete, una spazio libero in dotazione alla cittadinanza per esposizioni e manifestazioni pubbliche, ed infine un teatro, che si apre verso la città come una grande scatola e si offre a chiunque voglia usufruirne.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titlePatrimonio di confine. Riqualifica dell'area. Ex Mira Lanzait_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorAndriani, Carmela
unire.assistantSupervisorMandraccio, Luigi
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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