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dc.contributor.authorSpera, Luigi
dc.date.accessioned2021-08-17T10:44:35Z
dc.date.available2021-08-17T10:44:35Z
dc.date.issued2020-12
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3755
dc.description.abstractLo studio presentato in questa tesi ha l’obiettivo di proporre, partendo da una approfondita analisi storica e architettonica della distribuzione territoriale tipica degli insediamenti militari e abitativi in pietra di fondazione altomedioevale nell’entroterra del Levante ligure, una soluzione progettuale legata all’attuale allarmante contingenza data dal diffondersi del virus Sars-CoV-2 su scala mondiale. In particolare, le qualità intrinseche dello schema rurale urbano presente nell’area su cui si concentra lo studio, la valle di Sopralacroce attraversata dal torrente Penna, nel comune di Borzonasca (GE), risultano adatte a soddisfare le nuove necessità di sicurezza sanitaria indotte dalla pandemia oggi in atto. Avendo, infatti, constatato con sorpresa che tutti gli agglomerati costruiti nella valle del Penna (o Valle di Sopralacroce), in particolar modo quello di Perlezzi, offrono agli abitanti tutte le condizioni ideali per evitare il contagio epidemico, passiamo alla descrizione degli stessi da un punto di vista storico e architettonico per proporre un contributo reale a livello di progettazione nell’attuale epoca di pandemia. Gli agglomerati presi in considerazione dallo studio sono: Perlezzi, Prato, Bevena, Zanoni, Vallepiana, Forca-Belvedere e Zolezzi e la loro organizzazione territoriale va sotto i tipi sia di Costellazione che di Pieve rurale. I sette agglomerati non solo sono ben distanziati, ma sono composti da piccoli agglomerati altrettanto ben distanziati fra di loro. Se si esclude Prato tutti possono essere classificati Costellazioni, mentre tutti eccetto Bevena possono essere indicati come Pieve rurale. Il migliore sia come costellazione che pieve rurale è sicuramente Perlezzi; seguono Zolezzi, Zanoni, Vallepiana e Forca-Belvedere. Per la proposta che vogliamo fare in epoca di pandemia eccelle anche Bevena che non può essere pieve rurale perché non ha mai avuto la chiesa, aspetto nel caso del tutto secondario. Senza requisiti appare l’attuale capoluogo Prato che però resta giustamente lontano dai più vicini. Il più significativo dei sette è sicuramente Perlezzi in quanto nel suo territorio c’è il numero più grande di piccoli gruppi di case composti più armonicamente degli altri; anche questo è pieve rurale e, assieme, costellazione. Inoltre, le caratteristiche architettoniche di Perlezzi sono le stesse di tutte le altre sei frazioni della valle anche se la disposizione di certi elementi costruttivi, presenti qui più che altrove, sembra fatta apposta per opporsi al contagio. Ogni singolo gruppo di case coincide con un isolato predisposto a clausure che comprendono sia spazi interni che spazi esterni. Ciò è dovuto all’assetto difensivo con cui era stato, alla metà del secolo VII, costruito l’insediamento: si doveva arginare un eventuale ritorno delle milizie bizantine cacciate fino a Genova da quelle longobarde. Infatti, queste zone di “clausure” e cioè di spazi chiusi coperti e scoperti, erano predisposte ad offrire il massimo della difesa in caso di aggressione Questi spazi consentono oggi, in caso di epidemia, una libera circolazione di persone conviventi che possono dedicarsi anche a piccole attività domestiche fuori della propria abitazione, senza incorrere in rischi di contagio. I percorsi tra un quartiere e l’altro, tra un gruppo di case e l’altro, non attraversano mai l’abitato, ma passano tangenti ad essi mantenendo una direzione abbastanza rettilinea che, sfruttando il pendio rende poco agevole la salita per accentuare la dissuasione dal pericolo che sarebbe sempre e comunque arrivato dal fondo valle. La chiusura degli spazi tramite portali che si allineavano lungo la strada rendeva blindato l’assetto abitativo. In epoca di pandemia questi percorsi velocizzano gli eventuali soccorsi e rendono più agevoli i servizi quali la raccolta dei rifiuti e l’approvvigionamento dei generi alimentari mantenendo la popolazione insediata ad una giusta distanza dai corrieri. Quello che si vuole proporre perciò è un modello di abitare che riguarda, come alternativa alla casa isolata o ad un unico grande agglomerato compatto, un insieme di piccoli insediamenti posti a breve distanza l’uno dall’altro (CLUSTERS) dove risiedono famiglie che godono sia di grandi spazi esterni indifesi, compresi tra un gruppo di case e l’altro, sia di spazi piccoli interni, adiacenti alle abitazioni, facilmente chiudibili in caso di necessità adibiti a clausure(CLOISTERS).it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleStudio della distribuzione territoriale di insediamenti militari e abitativi in pietra di fondazione altomedioevale nell’entroterra del Levante Ligure; con particolare riguardo a quelli ancor oggi esistenti nella valle del torrente Penna detta anche valle di Sopralacroce nel comune di Borzonasca (GE). Proposte progettuali a partire dalle qualità intrinseche degli stessi in epoca di pandemia.it_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorBrancucci, Gerardo
unire.assistantSupervisorCiti, Duilio
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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