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dc.contributor.authorFrisenna, Livio
dc.date.accessioned2021-02-03T12:58:20Z
dc.date.available2021-02-03T12:58:20Z
dc.date.issued2020-10
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3327
dc.description.abstractL’attuale crisi dell’architettura per il culto è sotto gli occhi di tutti. Sono passati più di cento anni da quando Nietzsche annunciava la morte di Dio, ma le conseguenze di tale atto sono ancora evidenti. Quello che nel 1882 era il grido disperato di un folle, al giorno d’oggi è stato assimilato da tutta l’umanità. Dio è morto e noi tutti siamo colpevoli. Come conseguenza di questo assassinio le chiese contemporanee sono diventate involucri vuoti, tombe di un dio che le ha abbandonate da tempo. Parlano un linguaggio che l’uomo moderno non riesce a comprendere. Fanno di tutto per nascondersi, anonime in mezzo ad altri edifici anonimi. Si potrebbe passare davanti ad una chiesa senza neanche accorgersi di averlo fatto. Per Dio sembra non esserci più abbastanza spazio in questo nuovo mondo votato al progresso. Sono ormai lontani i tempi in cui un intero popolo si riuniva sotto l’icona della Vergine per dare forma a indiscussi capolavori del genio umano, destinati a elevarsi maestosi al di sopra delle città e a attraversare i secoli ispirando intere generazioni. Perché le chiese della contemporaneità non riescono più ad assolvere il compito per le quali sono state costruite? Interrogarsi sulla questione del sacro in architettura anche se, come diceva Biraghi potrebbe sembrare più pertinente alla storia delle religioni che alla storia della architettura, permetterebbe di darci gli strumenti necessari a comprendere i motivi che stanno dietro all’attuale crisi dell’architettura sacra. Obiettivo di questa tesi è provare a dare una risposta a questo interrogativo partendo dall’origine della parola sacro fino all’epoca contemporanea, dove nuovi miti hanno preso il sopravvento sui vecchi, cercando di capire i motivi che hanno portato l’uomo a voltare le spalle al divino. Al centro di tutto si trova il sacrifico che agisce da mediatore fra uomini e dei, portando il sacro a entrare in collisione con il mondo terreno, attraverso l’architettura, luogo per eccellenza destinato a dimora per il sacro. Si vedrà come l’uomo, grazie al cristianesimo, abbandonerà il sacrificio. Cercando di trovare un dialogo con il sacro perderà la capacità di accedervi. Il dio cristiano ha profanato il tempio, immettendo il mondo sacro in linea continua con il mondo profano. Il sacro si sacrificherà al sacrificio. Quello che rimarrà è un’architettura desacralizzata, abbandonata e in cerca di risposte. L’ultimo capitolo analizzerà l’uomo contemporaneo che, orfano di risposte, cercherà di trovarle in altri luoghi. Nuove divinità profane permetteranno all’uomo di rientrare in possesso degli strumenti delle origini dimenticati da tempo. Il sacro assume forme sempre diverse, basta saperne cogliere le forme.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleLa Caduta del Sacro. Non esiste più il Labirinto di Chartresit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorBilancioni, Guglielmo
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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