dc.description.abstract | Mi sembra lecito iniziare spiegando le motivazioni che mi hanno portato alla stesura della mia tesi di ricerca. Durante il terzo anno universitario il professore del corso di progettazione Valter Scelsi ha proposto a tutto il corso un esercizio architettonico riferito al motivo dell'arco trionfale. Tale esercizio è stato molto interessante, soprattutto nella fase iniziale di ricerca di un proprio arco trionfale che successivamente si è andato a modificare con l'inserimento di un appartamento per un artista. Tale ricerca mi ha fatto scoprire la bellezza di questi manufatti architettonici ed ha comportato un inizio di studi teorici sul tema più in generale, che è poi continuato in maniera appassionata negli anni, fino a voler scrivere una tesi riguardante questo argomento.
La tesi è articolata in nove capitoli: i primi otto trattano i diversi aspetti del manufatto architettonico romano, mentre nell'ultimo capitolo si indaga la fortuna del tipo e del trionfo dopo la caduta dell’Impero Romano d'Occidente. In allegato alla tesi vi è un fascicolo dove vengono rappresentati
a fil di ferro, in assonometria cavaliera e in scala 1 a 100 più di venti edifici tra archi, quadrifronti e porte. Nella restituzione di questi edifici si è deciso di non rappresentare il loro stato di fatto, ma si è invece ipotizzato una loro eventuale ricostruzione basandosi su disegni di studiosi precedenti.
Il capitolo introduttivo della tesi inizia con la spiegazione del motivo del titolo del mio scritto, dopodiché vengono fornite delle risposte ad alcune domande semplici in modo da poter dare anche al lettore meno istruito delle informazioni sull'argomento. In questa parte si ricerca il motivo per il quale ancora oggi chiamiamo tale edificio in questo modo e si tenta di trovare un termine più congeniale per riferirsi universalmente a tutti gli esempi del tipo. In ultimo, vengono poste alcune considerazioni riguardo alla differenza tra una Porta ed un Arco trionfale e onorario.
Nel secondo capitolo viene analizzata l'origine formale del manufatto architettonico e si cerca di indicare un valido punto di partenza da cui far iniziare il percorso dell'arco onorario nella storia romana. Nel far questo, inizialmente vengono esposti i ragionamenti e le riflessioni precedenti e poi vengono fatte delle considerazioni attuali sull'argomento.
Il terzo capitolo è dedicato allo studio del clima culturale che ha portato alla nascita del fornix repubblicano, ed all'analisi dei suoi diversi modelli architettonici.
Il quarto capitolo è rivolto al mondo del fornix ed è diviso in due paragrafi. Nel primo vengono date delle descrizioni degli “archi” repubblicani attraverso le poche testimonianze che ci sono rimaste, nel secondo vengono date delle informazioni sul perché questi edifici devono essere considerati laici e non invece votivi come diversi studiosi precedenti hanno affermato.
Nel quinto capitolo viene fatta una digressione iniziale riguardo al modo in cui vengono trasmesse le tematiche e le simbologie dal monumento romano. Le tematiche poi trattate sono sostanzialmente cinque: la «teologia della vittoria», che risulta intimamente connaturata alle radici «trionfali» di questo edificio, l'evergetismo del princeps (di cui le stesse Res gestae sono un documento piuttosto illuminante), i riferimenti alla pietas del sovrano, le preoccupazioni dinastiche e le necessità celebrative di personaggi della casa imperiale venuti a mancare. Ad ogni tematica è riservato un paragrafo nel quale vengono descritte.
Nel sesto capitolo ci si concentra sullo studio dell'aspetto architettonico e delle sue variazioni nel corso della storia del tipo monumentale. Tale capitolo è composto da sei paragrafi. Nel primo ci si chiede se già gli archi repubblicani presentassero l'ordine applicato alla struttura, si arriva ad affermare che, nonostante presentassero delle forme semplici, non dobbiamo escludere per forza che non fossero provvisti di tale apparato ed alcune dimostrazioni, citate nel paragrafo, supportano tale affermazione. Nel secondo paragrafo viene data una definizione architettonica al tipo, viene indagata la sua evoluzione e si analizza la sua produzione. Nel terzo paragrafo si analizza se risulta attestata l'esistenza di schemi geometrici e matematici nella genesi progettuale del tipo e si arriva alla conclusione che l'Arco, come altre tipologie architettoniche romane, risponde a quella esigenza di armonia tra le parti perché esse sono regolate da rigorose proporzioni matematiche. Il quarto paragrafo è dedicato all'analisi delle strutture edilizie dell'Arco romano. Nel quinto paragrafo si è operata un'analisi della struttura e degli apparati di facciata del tipo architettonico. Si è parlato, dunque, principalmente dell'ordine applicato, della compresenza di ordini diversi all'interno della composizione architettonica del monumento romano, dei diversi sistemi di inquadramento del fornice. Successivamente si è fatta un'analisi dell’elemento frontonale e sono stati descritti alcuni casi in cui viene impiegato nella composizione del manufatto. L'ultimo paragrafo del sesto capitolo è dedicato solamente agli archi delle province greche, in quanto essi svolgono principalmente la funzione di propileo, dunque d'ingresso ad un’area, e mai furono introdotti come invadente ed estraneo segno di conquista come negli altri territori. Perciò, tali archi meritano un discorso a parte ed è per questo che volutamente sono stati divisi dagli altri.
Il settimo capitolo è dedicato all’analisi dei caratteri artistici dell'apparato scultoreo del tipo romano.
Nell'ottavo capitolo si è effettuato uno studio sulle varie collocazioni urbane ricoperte dall'edificio romano e si è dedotto che non esiste una regola precisa, un luogo comune, in cui vengono collocati i vari esempi del tipo, ma qualsiasi area poteva andare bene e l'unico fattore che veniva considerato al momento della costruzione di un arco onorario era quello della visibilità.
L'ultimo capitolo, come precedentemente esposto, indaga la fortuna del tipo e del trionfo romano dopo la caduta di Roma fino ad arrivare ai giorni nostri. Tale capitolo è diviso in cinque paragrafi. Nel primo si descrive il trionfo del cristianesimo perché l'immagine-simbolo dell'arco trionfale romano rientra nel folto “sistema di segni” dell'iconografia cristiana, infatti, il motivo dell'arco trionfale si diffonde in ambito cristiano a tal punto che a Roma gli archi di trionfo si possono trovare non solo nelle strade ma anche nelle chiese e per questo si è deciso di analizzare gli arconi basilicali e si è dimostrato una certa correlazione tra quest’ultimi e il precedente edificio romano. Nel secondo paragrafo si indaga il recupero del cerimoniale trionfale e si descrivono le varie contaminazioni medievali. Quest'ultime sono avvertibili nelle diverse rappresentazioni letterarie, pittoriche e reali riferiti al tema del Trionfo. Nel terzo paragrafo vengono date delle informazioni riguardanti l'aspetto, la posizione e la funzione degli archi posticci. Nel quarto paragrafo viene delineato come è avvenuto il recupero formale del tipo architettonico e vengono perciò descritti gli archi, gli edifici ed i monumenti che presentano il motivo dell'arco trionfale e che vennero costruiti a partire dal Medioevo fino ad arrivare alla fine del Barocco. Alla fine di questo paragrafo, si analizzano gli studi più importanti sugli archi antichi fino ad arrivare ai giorni nostri. L'ultimo paragrafo è dedicato al tema architettonico del gigantismo e dunque alla descrizione dei vari archi che sono stati costruiti tra il XVIII e il XX secolo dopo il cosiddetto recupero ideologico di Napoleone Bonaparte. | it_IT |