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dc.contributor.authorBotto, Aurora
dc.date.accessioned2020-09-12T15:33:20Z
dc.date.available2020-09-12T15:33:20Z
dc.date.issued2020-07
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3176
dc.description.abstractLa tesi propone un itinerario geografico, artistico, sociale e soprattutto cinematografico, nel confronto delle voci narranti di sette città occidentali a cavallo del XX secolo: New York, Milano, Roma, Parigi, Berlino, Mosca e San Pietroburgo. Queste sono state scelte quali campione di studio per l’individuazione dei caratteri più connotativi della metropoli novecentesca, la quale in questo specifico periodo vive l’esplicarsi di alcune fra quelle dinamiche “stravolgenti” che la abitano tutt’ora: prime fra tutte l’invasione e la conquista delle strade da parte dei mezzi di trasporto elettrici e a motore, i quali implicano l’infittirsi della rete elettrica, la costruzione di vie tranviarie all’interno del tessuto urbano e la realizzazione anche di grandi opere infrastrutturali di collegamento, come metropolitane sopraelevate o sotterranee. L’esito è una ridefinizione degli spazi cittadini che assiste al confronto tra antico e moderno, tra esigenze e immagine, mutando il modo di attraversare e quindi anche di raccontare i centri urbani. Se queste novità sono ascrivibili a tutte le grandi città e parimenti sono così narrate nella produzione cinematografica degli albori (in special modo dalla compagnia Lumière), le metropoli trattate nella tesi sono però accomunate anche dall’esperienza del cinema d’avanguardia, che, in ognuna di esse, trova concretizzazione in espressioni e tematiche differenti, le quali spaziano dalla critica sociale all’esaltazione del mondo industriale, dalla condanna della frenesia moderna all’ode agli strumenti del progresso. L’ingresso della modernità e la percezione di questa in una Roma e Parigi monumentali sono drasticamente diverse dal caso americano o milanese, così come la Berlino d’avanguardia si pone per certi aspetti vicina ad una sensibilità artistica sovietica, per altri invece promuove quel filone narrativo della città oscura con cui si allinea anche una produzione filmografica francese, per altri ancora racconta di una vita metropolitana non diversa da quella milanese, parigina o newyorkese. Ognuna di queste grandi città vive poi conflitti d’immagine interni, esacerbate non solo dalle questioni sociali o dai contrasti architettonici tra centro e periferie (peraltro particolarmente sorprendenti a Parigi) ma anche da questioni politiche. Roma, in forza della sua imponenza architettonica, si ritrova scenografia prediletta non solo per pubblicità di case di produzione automobilistiche ma anche per i cinegiornali sulle dimostrazioni fasciste, mentre emblematico di immagini contraddittorie è il caso di una Russia-URSS che si trova, all’indomani della Rivoluzione, a dover ridefinire totalmente la propria identità, relegando nell’oblio un universo di forme e sensibilità tradizionali ormai però parte integrante di quella percezione che della Russia ha il resto del mondo. L’arte, la fotografia e soprattutto il cinema si fanno infatti il tramite attraverso il quale non solo le città parlano di sé ai propri cittadini, ma soprattutto si mostrano alle altre nazioni. La società si sta muovendo verso il cosmopolitismo e lo schermo è un palcoscenico mondiale calcato da ogni capitale, perché è proprio in tour internazionale nei vari teatri e cinematografi che finiscono le pellicole girate. È la prima volta che diventa possibile vedere come coi propri occhi la vita in movimento in una città in cui non si è mai stati e appunto per questo motivo i caratteri coi quali sono presentate le varie metropoli nella produzione cinematografica del primo Novecento sono assolutamente determinanti per la formazione di un immaginario urbano collettivo che qui ha motivo di trovare alcune delle proprie radici. L’analisi di ogni città è perciò strutturata nella ricerca d’archivio di documenti visivi che attestino una volontà esplorativa documentaristica, solitamente rintracciabile nella primissima produzione cinematografica dei Lumière, comune a tutte le metropoli esaminate. Avviene poi la comparazione con le pellicole fornite dalle altre eventuali compagnie di produzione o singoli operatori che hanno perseguito obiettivi simili a quelli della società cinematografica francese (quali Pathé, Svenska Biografteatern, Burton Holmes, Joseph-Louis Mundwiller ecc…), vengono infine istituiti raffronti con la produzione pittorica antecedente e contemporanea (talvolta affiancata anche da immagini della letteratura) e con l’immaginario dei fiction film e delle pellicole più sperimentali. Uno sguardo di chiusura è riservato alle visioni urbane più generali esplorate dall’alto attraverso le riprese aeree o, ancor più arditamente, proposte da una fantasia che dai caratteri della metropoli trae motivo di ispirazione.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleCinema, città, immaginario urbano ai primi del Novecentoit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorFolin, Marco
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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