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dc.contributor.authorMorana, Michela
dc.date.accessioned2020-09-01T07:46:08Z
dc.date.available2020-09-01T07:46:08Z
dc.date.issued2020-07
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3172
dc.description.abstract“Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto”. A dirlo è Pier Paolo Pasolini, nei panni di un allievo di Giotto in un episodio de‘Il Decameron’. La storia dell’arte, della letteratura, dell’architettura è costituita anche da progetti di opere mai realizzate non menosignificative di quelle poi realmente prodotte. Giancarlo De Carlo, del quale ricorre nel 2019 il centenario della nascita, sostiene: “Il progetto non ha come ultimo scopo quello di pervenire alla sua realizzazione; il progetto ha una portata più ampia perché affrontando i problemi da punti diversi ha la consapevolezza da un lato della complessità della cosa con la quale di misura e dall’altro che il risultato al quale perviene è un risultato destinato a cambiare, costringendo la soluzione ad essere flessibile e adattabile”. I progetti qualificati non realizzati sono in grado di riverberare nel tempo al di là della loro realizzazione, continuando ad emettere segnali invisibili ma persistenti. De Carlo aggiunge a proposito del suo progetto per il Centro diRimini: “Il progetto di Rimini è finito in un cassetto. Ma se andate a Rimini e chiedete alla gente, soprattutto ai giovani, vi parleranno di questo progetto. E’ come un aquilone in cielo. Si muove ma non scende mai a terra, rimane lì. Sta lì. Ripongo grande speranze nell’architettura, proprio perché può produrre aquiloni. Anche se non riesce a produrre niente di concreto, può produrre idee che rimangono nel cielo e che diventano punti di riferimento per le persone, per l’opinione pubblica. Credo che questo sia molto importante. Le immagini possono stimolare l’immaginazione della gente, dando loro la possibilità di confrontare, criticare e discutere. Di dire la loro opinione, di farsi un’opinione e di alimentarla. E’ questo il compito dell’architettura.” Il confronto con luoghi e contesti esistenti quale infrastruttura progettuale non è sufficiente. E’ necessario recuperare anche la memoria di progetti mai realizzati e ancora vivi, farli interagire e confrontarli nuovamente con la contemporaneità, rimettendoli in gioco nelle trasformazioni della città, saperli misurare con un contesto storico e fisico differente. La rilettura di progetti, pur se immaginati in luoghi e tempi passati, necessariamente diversi, possono assumere nella contemporaneità nuovi significati e forme, in gradi di alimentare come lievito, nuove opportunità di confronto e apporti progettuali. Rileggere progetti significativi non realizzati, all’interno di processi di trasformazione dello spazio abitato, significa far loro assumere nuovi e rinnovati valori perché confrontati con contesti storici differenti, così come illustrato nel racconto “Pierre Menard autore del Chisciotte”, nel quale l’autore Jose Luis Borges immagina uno scrittore francese contemporaneo, Pierre Menard appunto, con l’ambizione di riscrivere, partendo da pensieri propri, due capitoli del Don Chisciotte. In realtà nel riscriverli Menard riproduce fedelmente le parole originali di Servantes alle quali però attribuisce ed esse significati profondamente differenti, in quanto scritte tre secoli dopo da un altro autore e in un contesto di spazio e di tempo profondamente differente. AMBITO DELLA RICERCA Il progetto come strumento di indagine delle trasformazioni dello spazio abitato, delle sue relazioni e delle correlazioni con il contesto con il quale interagisce. La lezione di Giancarlo De Carlo attraverso il recupero di infrastrutture e architetture. Spazio fisico, paesaggio e relazioni tra individui e l’architettura, rappresentate attraverso il progetto continuo e partecipato. La lettura di progetti non realizzati per la città di Genova, tra i quali alcuni di Giancarlo De Carlo, come struttura fondante della città al pari di altri progetti poi realizzati con i quali quest’ultimi si confrontano e traggono origine. Dalle prime indicazioni sul recupero del quartiere di Prè e della prospiciente Darsena di Giancarlo De Carlo, al progetto di Portman fino al recupero del porto vecchio e del suo fronte mare da parte di Renzo Piano con la realizzazione del progetto Expò ’92. Individuazione e reinterpretazione di progetti che nel tempo continuano ad emettere segnali di grande vitalità, da rileggere e reinterpretare all’interno della progettazione contemporanea. OBBIETTIVI La Tesi si pone l’obiettivo di sostenere quanto anche i progetti più significativinon realizzati, possano ancora determinare, interagendo con la contemporaneità delle trasformazioni, la configurazione e le organizzazioni spaziali del contesto abitato. La loro rilettura può influenzare a ampliare le vedute non solo nei progetti a loro successivi, ma a stimolare l’opinione pubblica al confronto tra ipotesi e opportunità passate e trasformazioni future. Per queste ragioni il progetto deve tornare ad essere il centro dell’attività e dello sviluppo della società in grado di traguardare il futuro con la consapevolezza di tutti. Una progettazione continua, diffusa e partecipata, in grado di definire di volta in volta nuovi modi d’uso e fruizione dello spazio abitato,dovrà tenere conto anche di quei progetti mai realizzati, ancora in grado di riverberare indicazioni e traguardi, come spartiti musicali in attesa solo di essere interpretati, quali imprescindibili strumenti di confronto. SETTORE D’INDAGINE E SCENARI DIRIFERIMENTO L’architettura del recupero nella post-modernità, dagli anni 70/80 fino alle nuove frontiere di auto-rigenerazione urbana. Il progetto come strumento autonomo di indagine e conoscenza in grado di produrre ipotesi flessibili e adattabili nel tempo e infrastruttura dello sviluppo urbano contemporaneo, nella sua piena autonomia disciplinare rispetto a ogni eventuale sua realizzazione, trova nella sua capacità di generare confronti sul futuro della città le ragioni imprescindibili della sua esistenza. RISULTATI ATTESI La consapevolezza che la rilettura di tutti i progetti non realizzati possa appartenere alla matrice delle trasformazioni ad essi successive al pari di quanti si realizzano e con i quali si confrontano. La loro rilettura all’interno del contesto con il quale i nuovi progetti si misurano diventa la nuova e più ampia infrastruttura progettuale. Se è vero infine che lo scopo del progetto non è quello di pervenire alla sua realizzazione, significa che il progetto ha valore in sé, è un organismo compiuto. Questo da un lato deve incentivare la produzione progettuale come premessa alla conoscenza e alla programmazione del futuro dello spazio abitato, dall’altra riportare al centro del produzione progettuale e del confronto sul futuro delle città le scuole di Architettura, che hanno nella progettazione la loro specificità e competenza.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleProgetti invisibiliit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorMazzari, Luca
unire.assistantSupervisorCanessa, Nicola Valentino
unire.assistantSupervisorGausa Navarro, Manuel
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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