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dc.contributor.authorPecorara, Sara
dc.date.accessioned2020-08-04T17:41:53Z
dc.date.available2020-08-04T17:41:53Z
dc.date.issued2020-04
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3117
dc.description.abstractIn tutto il mondo sono presenti modalità di aggregazione che generano spazi molto più umani delle città in cui viviamo, che spesso non sono a misura d’uomo. La seguente è un’analisi che mette a paragone alcune modalità di aggregazione e gli spazi in cui si svolgono tali modalità, con l’obbiettivo di indagare se e come dei legami relazionali intangibili possano generare spazi fisici e viceversa. É proprio la più diffusa modalità di aggregazione al mondo, la famiglia nucleare, quella che meno agevola l’affezione verso lo spazio pubblico urbano. Di conseguenza, questo lavoro sottolinea il nesso tra le molteplici modalità alternative di aggregazione e la loro capacità di educare alla città pubblica, di alimentare la curiosità per i luoghi urbani condivisi. Esiste una somiglianza tra gli spazi pubblici in cui si svolgono tali modalità aggregative e gli spazi pubblici della città? Le regole interne a tali ambienti privati sono applicabili allo spazio urbano pubblico? Nella seconda parte l’analisi entra nel dettaglio del panorama cileno. Qui è largamente diffusa la modalità di aggregazione della famiglia estesa. A tale relazione intangibile è legato intrinsecamente uno spazio fisico, quello dell’abitazione progressiva, che supporta il continuo incremento del numero di membri della famiglia estesa. La famiglia estesa ha inoltre portato nel tempo allo sviluppo di configurazioni familiari interdipendenti: due o più famiglie che abitano nello stesso quartiere e che si comportano come un unico nucleo familiare, nonostante abbiano domicili differenti. L’agire di queste configurazioni ha agevolato una distinzione meno netta tra spazio pubblico e privato, nonché una maggior propensione alla dinamica di quartiere e alla comunità legata ad esso. Sicuramente la dinamica delle configurazioni familiari interdipendenti e quella dell’abitazione incrementale sono stati solo due dei molteplici fattori sociali che hanno influenzato negli anni ’60 l’azione del governo cileno. Il programma politico del presidente Eduardo Frei Montalva si concentrò sulla questione della casa, intesa non solo a scala urbana ma soprattutto a scala familiare. Tramite l’adozione del quartiere come unità operativa, si cercò di agevolare la formazione di comunità all’interno delle soluzioni popolari costruite in quegli anni, concretizzando le teorie di Clarence Perry sull’unità di vicinato. Prendendo a modello alcuni casi studio cittadini, l’intento della tesi è ricercare nella loro storia tracce di effettiva influenza reciproca tra la progettazione di tali spazi e le comunità che si sono formate al loro interno, per arrivare a delineare le potenzialità di azione delle interazioni umane sullo spazio urbano collettivo. La discussione gira attorno a due quesiti: Esiste un rapporto reciproco tra certi spazi comunitari e le comunità che li abitano? Ed è possibile, da parte del progettista, veicolare tale rapporto reciproco?it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleRelazioni intangibili e spazi fisici. Le potenzialità di azione delle interazioni umane sullo spazio urbano collettivoit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorLepratti, Christiano
unire.assistantSupervisorAlfaro D'Alençon, Paola
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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