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dc.contributor.authorCurti, Irina
dc.date.accessioned2020-08-04T13:17:11Z
dc.date.available2020-08-04T13:17:11Z
dc.date.issued2020-04
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3110
dc.description.abstractGenova è il baricentro del mediterraneo e la Valpolcevera è un importante nodo di scambio logistico nel quadro europeo, e rappresenta la naturale porta di accesso a Genova dalla Pianura Padana. Ad oggi rimane potenziale per la mancanza di adeguate infrastrutture. Il Corridoio 24 è l’asse portante tra nord e sud Europa, ovvero la linea ferroviaria che collega Rotterdam a Genova, attraverso Germania e Svizzera. Si è soliti dividere la valle In Bassa e Alta Valpolcevera, dove la Bassa comprende Bolzaneto, Rivarolo, Cornigliano e Sampierdarena, dal 1926 integrato al comune di Genova. la Bassa Val Polcevera è stata l’oggetto del Laboratorio del Coastal design Lab 5, seguito dalla Professoressa Carmen Andriani, in cui ogni gruppo di lavoro si è occupato di sviluppare diversi temi tra cui le infrastrutture, il trattamento del lungo fiume, delle aree ex industriali, delle aree ferroviarie dismesse e un futuro possibile per il Ponte Morandi, al fine di rendere l’insieme dei lavori un progetto unitario. Ho ereditato le premesse del lavoro svolto portando avanti quello che è stato lo studio iniziale con il mio compagno Luca Fronni, ovvero l’integrazione della Metropolitana di Genova, progetto infrastrutturale, studiato con il supporti di tecnici, che si prefigge l’obbiettivo di ricucire il tessuto urbano periferico di Rivarolo, rendendolo di nuovo navigabile attraverso il vecchio muro ferroviario. Una linea metropolitana che attraverso le fermate Canepari, Pallavicino, Fegino e Altavelocità rigenera e riattiva una parte trascurata di Genova. A monte di questo lavoro sono state svolte delle analisi che ho adattato secondo quelle che sono le mie necessità. Questo studio evidenzia come la Valle sia ricca di reti infrastrutturali. L’area di progetto è lo spazio di risulta dato dall’intersezione degli assi infrastrutturali, il fulcro è dove sorge la nuova stazione della metropolitana Fegino. la Valle è sicuramente caratterizza dal settore industriale, ma non bisogna dimenticare la realtà dell’agricoltura. La città ha visto una graduale dismissione del vitale comparto produttivo industriale il cui declino e abbandono è ben visibile all’interno del tessuto urbano. I processi di deindustrializzazione sono stati solo parzialmente compensati dalla crescita dei comparti del terziario. Scendendo di scala vengono definiti i diversi quartieri che si snodano nella circoscrizione di Rivarolo, Rivarolo, Borzoli, Teglia e Certosa dove troviamo l’ultima stazione della metropolitana esistente Brin. l’area di progetto risulta baricentrica rispetto agli altri quartieri, è collocata in modo che il sistema avrebbe senso anche se la metropolitana continuasse sul lato opposto. Sono presenti diverse criticità nel territorio, abbandono, degrado urbano, spazi dispersivi, strade in cattivo stato, verde incolto, archeologia urbana non sfruttata, mancanza di spazi pubblici, senza dimenticare l’infrastruttura naturale del fiume non valorizzata. Secondo le precedenti criticità, per valorizzare il lungo fiume ho proceduto con la modifica della viabilità principale su gomma, dirottandola all’esterno dell’area di progetto, dando la possibilità di sviluppo di un parco fluviale. Come si nota il sito è attraversato da diverse infrastrutture, previsione metropolitana, ferrovia, viabilità su gomma, che lo dividono in tre aree. La prima dove si individuano due tipici capannoni industriali che convivono con una residenza, nella seconda un edificio in stato di abbandono e delle cisterne in disuso, nell’ultima diverse palazzine residenziali alternate da capannoni, alcuni in abbandono. L’obbiettivo del lavoro di tesi è la RI funzionalizzazione del sito e del suo intorno, con un mix funzionale legato alle attività terziarie, culturali, al tempo libero e allo sport, che contribuiranno a realizzare un nuovo tessuto di connessione tra diversi ambiti urbani e la reintroduzione di una nuova produttività ed economia. La sfida della tesi è la realizzazione di un nuovo tessuto e di nuovi spazi destinati al rafforzamento dei settori del terziario e alla produzione, al tempo libero e alla pratica sportiva capaci di generare una nuova connessione tra gli spazi pubblici e le strutture esistenti. Nella formazione del masterplan sulla riqualificazione dell’area si è pensato: alla riduzione dei fabbricati esistenti, a vantaggio dell’incremento di aree verdi e di spazi per la mobilità lenta e servizi; valutando un mix di funzioni di servizio, terziarie e commerciali, in grado di rendere fruibili alla collettività porzioni di territorio da sempre precluse al pubblico, attraverso parchi urbani e percorsi ciclopedonali. All’area di progetto vi si accede attraverso la nuova stazione metropolitana Fegino oppure attraverso diversi accessi che circondano il sito con annesse aree parcheggio. Mi sono occupata inizialmente del parco fluviale dove ho diviso lo spazio in diversi ambiti che ospitano diverse funzioni: la Promenade che affianca il lungo fiume, percorribile attraverso mobilità lenta, pista ciclabile che occupa il vecchio binario merci, e che offre cambi di quota al percorso su un dislivello di 6 metri circa. Il parco attività, che attraverso il cambio di pavimentazione fornisce degli spot dedicati all’attività sportiva e di svago supportate da volumi che riempiono le arcate della ferrovia. In fine il parco verde che è caratterizzato da spazi verdi e sedute che precedono la stazione della metropolitana. Invece la parte più a rischio esondazione viene trattata con dei terrazzamenti ricchi di vegetazione che caratterizza i lungo fiume, come il Fassino, il salice bianco, l’ontano e il pioppo. Come già ho anticipato l’obbiettivo del mio lavoro è di sviluppare il concetto di rigenerazione urbana intesa non solo come interventi su aree ex industriali con la reintroduzione di funzioni residenziali e arte-cultura, ma reintroducendo sia spazi pubblici che una nuova produttività ed economia come attivatore del privato. Parallelamente al lavoro del parco mi sono occupata del volume che sostituisce il capannone nella prima porzione del sito. Ovvero una serra quindi costituita da elementi leggeri e trasparenti che svolge in parte la sua funzione di coltura al coperto che va a generare una nuova produttività ortofrutticola. la serra conserva la memoria architettonica tipica dei capannoni a falde, sostituendoli con la tecnologia delle serre, a contrasto con i due forti elementi murari quello in facciata e quello contenente i servizi che affianca come un acquedotto tutto il lato posteriore lungo della serra, rendendo anche i servizi delle funzioni. Il muro in facciata è separato dalla facciata della serra creando uno spazio destinato all’elemento naturale che non sta solo all’interno della serra ma si mischia con i profilati leggeri e si unisce ai terrazzamenti che entrano nella serra rendendolo un elemento unico. Oltre alla memoria architettonica conservo la traccia dei portali che caratterizzavano il vecchio capannone. La serra diventa una teca ovvero un contenitore di funzioni differenti. la distribuzione delle funzioni segue il ciclo della frutta, quindi la coltura la parte destinata alla pulizia e al controllo qualità, il mercato a Km0 e la parte destinata alla trasformazione e lavorazione del prodotto. La teca contiene dei moduli prefabbricati con struttura indipendente che si sviluppano su due livelli raggiungibili attraverso il muro dei servizi. La serra non si limita soltanto alla produzione di frutta ma dedica degli spazi alla didattica infatti uno degli obbiettivi e quello di essere supporto per gli istituti agrari che potranno usufruire della serra utilizzando laboratori per gli innesti oppure imparando le procedure per la coltivazione e trasformazione del prodotto. La prima parte e appunto dedicata alla coltivazione dove le curve di livello entrano all’interno della serra e i gli alberi sono disposti ordinatamente in filari, poi segue la parte dedicata al controllo qualità, al laboratorio innesti e al vivaio e la parte retrostante ospita il deposito dei macchinari agricoli. La parte centrale e dedicata alla vendita a k0 ma che ospita anche altri produttori della valle, bancarelle alternate da spazi destinati a laboratori di cucina e spazi ristoro. Con la possibilità di vivere anche gli spazi esterni. Infine l’ultima porzione e destinata alla produzione di derivati della frutta, che occupa la maggior parte dello spazio in quanto presenti nastri e cisterne per la bollitura della frutta. Poi i moduli che contengono al piano terra i laboratori didattici e al piano superiore uffici di gestione e amministrazione.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titlePatrimonio di confine. Comunità produttiva. Quartiere Fegino a Genovait_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorAndriani, Carmela
unire.assistantSupervisorMandraccio, Luigi
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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